La legittimità dell’assistenza e delle cure in Max Weber

di Mari Lahtinen

Introduzione

Nel corso della storia, sono sempre state le donne a prestare assistenza e cure. Le donne sono state date in moglie, persuase o forzate ad adottare il ruolo di infermiera e badante. Il potere dell’autorità è stato brandito dal patriarcato, che ha fatto appello alla tradizione, alla propensione naturale o alla “legge di Dio”. Le poche donne che hanno rifiutato di essere subordinate sono state etichettate come contro natura. (Noddings, 2001) Appartenere a quella necessaria ma anonima sfera della società in cui sono state relegate l’assistenza e la cura, è stato considerato sia un obbligo che una fonte di soddisfazione, nonostante l’evidente mancanza di una sua valorizzazione. Moltissime donne ancora lavorano in questi settori, e la maggior parte di coloro che fanno questo genere di lavoro sono donne. Le donne lavorano ancora in una posizione subordinata all’autorità? L’acquiescenza è dunque la sola motivazione dell’assistenza e delle cure?

Affronterò la legittimità dell’assistenza e delle cure dal punto di vista della classica definizione di Max Weber (1864 – 1920) della razionalità dell’azione. Analizzerò, da una prospettiva femminista, l’applicabilità sia del pensiero di Weber che del relativo concetto di razionalità responsabile delle interpretazioni del fondamento di assistenza e cura

Max Weber e la razionalità strumentale

Secondo Max Weber (1978 [1904-1905]), le azioni degli occidentali sono caratterizzate dalla razionalità strumentale. Ciò significa che si usano i mezzi più efficaci per raggiungere gli scopi (Niiniluoto, 2001). Secondo Weber, lo scopo dell’azione collettiva occidentale è quello di accrescere continuamente e senza sosta l’affluenza. Uno dei fattori principali che vi contribuiscono è l’etica protestante. L’etica protestante pone le fondamenta della razionalità strumentale occidentale e delle sue manifestazioni nell’interazione sociale.

La religione sullo sfondo della razionalità occidentale

Secondo Weber, tutte le religioni del mondo hanno le loro tematiche religiose, che non hanno effetto solo sulle azioni religiose, ma influenzano anche le azioni del mondo economico all’interno della sfera d’influenza della religione stessa. Ogni sistema economico è dunque fortemente orientato verso certi valori religiosi. Nei paesi dell’Occidente, prevalgono i valori del cristianesimo. (Hietaniemi, 1987: 44, Weber, 1978)
Per capire l’etica protestante e la razionalità occidentale, secondo Weber, dobbiamo comprendere la differenza tra religione e magia. Il pensiero magico è possibile soltanto in un mondo che abbia un solo livello. Invece, la religione è divisa in un “retroscena” (Hinterwelt) e in un mondo visibile o manifesto. Il mondo manifesto cela dietro di sé il retroscena, in cui avvengono le azioni religiose. Le azioni religiose che si svolgono nel retroscena determinano sia il modo in cui ci relazioniamo con il mondo manifesto, sia il nostro giudizio su elementi che a esso appartengono.

Secondo Weber, la reciprocità fra il retroscena e il mondo manifesto si possono prospettare come due modelli ideali. Nelle religioni asiatiche, ad esempio, l’essere umano contiene il divino. La persona si deve riempire di divino e liberarsi dal male per far parte dell’ordine cosmico superiore e, quindi, del divino stesso. In Europa e nel Vicino Oriente, invece, la divinità è personificata e distinta dal mondo del male. L’essere umano nel mondo è uno strumento di dio. Weber fa notare che la fede giudaico-cristiana nella salvezza fu la prima rivelazione di un dio radicalmente separato dal mondo. Il dio è quanto più possibile lontano dal mondo: sulla cima di una montagna oppure in cielo. Governa in base a un potere personale e ordina alle persone di far sì che il mondo segua i suoi dettami etici. La tensione tra dio e il mondo è più consistente nel puritanesimo: gli esseri umani sono soli davanti al dio potente e nascosto, che li vessa con richieste al limite del possibile. Per un fedele giudaico-cristiano, il mondo è semplicemente un mezzo di salvezza: per un puritano il mondo è uno strumento esattamente come, per dio, lo è il puritano. Per Weber questo spiega la prassi della vita: azioni già di natura capitalistica precedono il sorgere del capitalismo.

Il fatto che il retroscena e il mondo manifesto siano così nettamente demarcati in Europa e nel Vicino Oriente ha due conseguenze paradossali. In primo luogo, avviene la razionalizzazione (Versachlichung) del mondo: il mondo inizia ad operare in accordo con una logica tutta sua, e tutte le cose vengono strumentalizzate. Ciò in definitiva porta alla secolarizzazione e al processo tutto occidentale di razionalizzazione. In secondo luogo, la demarcazione ha conseguenze paradossali anche per l’etica del lavoro. Lo scopo del puritanesimo era il ritiro dal mondo e la pratica di una frugalità ascetica, ma il puritano lavoratore e frugale finì per accumulare quel capitale che, a lungo andare, rese il mondo molto più secolare della mondanità papale in origine combattuta dal protestantesimo (ibid.).

La razionalità strumentale dell’Occidente

Il capitalismo moderno dunque era considerato da Weber una specifica manifestazione della razionalità occidentale. La razionalità non è una caratteristica esclusiva della cultura occidentale. Eppure, i paesi occidentali differiscono in modo sostanziale dai paesi orientali per quanto riguarda gli aspetti della vita che sono razionalizzati e a cosa mirano (Gronow & T-tt 1996). Secondo Weber, la razionalità occidentale si riflette sui comportamenti del mercato, sulla legge, sull’amministrazione e sull’etica professionale. Con il termine “comportamenti di mercato”, Weber si riferisce alla tendenza persino della legge e delle istituzioni a promuovere la calcolabilità e l’efficienza. Allo stesso tempo, le possibilità di far deviare l’economia verso campi diversi dalla mera efficienza diminuiscono: le azioni umane sono guidate dallo strumentalismo e speculazione. Viene così eliminata la possibilità di promuovere modelli sostanziali di economia che mirerebbero al soddisfacimento di bisogni collettivi. Il sistema legale, a sua volta, incoraggia azioni parallele al comportamento del mercato. Ciò significa che la valutazione del contenuto è totalmente sconosciuta all’amministrazione della giustizia, e i casi si definiscono tramite severe regole astratte e formali. In questo modo, la razionalità occidentale si aliena dai principi di giustizia sostanziale. (Hietaniemi 1987, Gronow & T-tt 1996)

La crescente razionalizzazione sfocia nell’aumento della burocrazia amministrativa; le questioni si risolvono in linea con le regole formali del diritto, e le pratiche basate sull’etica della solidarietà sono inapplicabili. La manifestazione definitiva della razionalità occidentale è l’etica professionale. L’etica professionale è l’impulso religioso dell’ascetismo protestante. L’etica professionale mette in pratica il comportamento, la giustizia e la burocrazia del mercato. Il lavoro diventa uno scopo in se stesso. (Weber 1978, Hietaniemi 1987, Gronow & T-tt 1996)
Secondo Weber, le azioni non-razionali rimangono al di fuori della razionalità strumentale. Egli descrive le azioni non-razionali in termini di azioni razionali tradizionali, emotive e di valore. Weber fa notare come l’azione razionale tradizionale assomigli all’imitazione reattiva o vuota ripetizione: l’azione tradizionale si basa su abitudini acritiche, interiorizzate. L’azione razionale emotiva è guidata da stati emotivi e raramente implica reazioni consapevoli. L’azione razionale rispetto al valore è guidata da scopi di valore assoluto, ad esempio, azioni estetiche, etiche e religiose. Si deve seguire una certa linea d’azione, senza tener conto delle conseguenze. Le azioni razionali di valore sono più sistematiche e consistenti delle azioni guidate dall’emotività. Obbediscono agli ordini e alle pretese imposte dagli attori a se stessi. (Weber 1978, Gronow & T-tt 1996) Secondo Weber, comunque, il tipo ideale di azione sociale è l’azione razionale rispetto allo scopo. Essa dà la priorità alla scelta degli strumenti più vantaggiosi ed efficaci per raggiungere un qualsiasi scopo. Ciò significa che sia gli scopi che le aspettative riguardo il comportamento di altre persone sono usati come prerequisiti o mezzi per raggiungere un certo risultato che sia razionalmente desiderabile oppure uno scopo personale calcolato. Il culmine del pensiero razionale di scopo è l’analisi monetaria costi-vantaggi basata su un confronto tra costi e vantaggi in termini numerici. (ibid.)

Limiti di Weber

Secondo Nötkin (1986:156), l’unico criterio d’azione rilevante nelle definizioni di Weber è la massimizzazione del beneficio personale. Questa razionalità del mondo degli affari moderno è fondamentalmente basata sulla pianificazione delle risorse, sul calcolo delle risorse finanziarie e, più precisamente, sul potere maschile (Ve 1994:44). Una tale razionalità limitata in verità si materializza solo nelle istituzioni pubbliche composte di cittadini maschi. Essa inevitabilmente definisce le azioni delle donne come facenti parte di un ambito privato, o della vita familiare. L’azione privata è un prerequisito per la vita pubblica, sebbene non riesca ad obbedire alle stesse leggi della razionalità, come fa la vita pubblica. (Nötkin 1986:160)
L’analisi di Weber ignora il ruolo del lavoro al di fuori dell’economia pubblica perché non si adatta alla definizione di razionalità (Ve 1994:44). I valori del capitalismo basato sulla razionalità occidentale non includono cura e assistenza, che si concentrano sulle persone e sulle relazioni interpersonali. Quando si lavora con le persone, non possiamo parlare di efficienza o produttività, e il principio del libero mercato che produce profitto non può essere applicato alla cura e all’assistenza. (Held 2002, Nelson & England 2002) Come ha fatto notare Hietaniemi (1987:43), nel pensiero di Weber “caritas” e razionalità moderna sono incompatibili quanto fuoco e acqua.
Quando consideriamo le premesse delle definizioni weberiane di azione, dobbiamo anche tener conto della distanza temporale. Weber scrisse i suoi libri tra il XX e il XX secolo, quando i primi segni del riconoscimento delle donne e delle azioni e del lavoro femminili erano ancora appena visibili. Lo stesso Weber, comunque, non era consapevole di questi segni, ma considerava le donne e il lavoro svolto da loro piuttosto insignificante e invisibile. Il soggetto di Weber era l’uomo: un “uomo d’onore”, un “uomo onesto” e un “socio d’affari”. Eppure, il libro contiene anche delle immagini linguistiche connesse alle donne. Secondo Weber, “il denaro è prolifico” e “la sua progenie può produrne ancora di più”. ( Weber 1978: 49-50) Dunque il denaro diventa sessuato. Il denaro è un mezzo di scambio, cambia di mano, ed è lo strumento più strumentale – e femminile. Weber conclude pure che l’organizzazione moderna delle imprese capitalistiche non sarebbe stata possibile senza la ragioneria e la differenziazione della famiglia dall’azienda. Avendo così messo da parte il lavoro casalingo, Weber continua a propugnare la razionalità in quanto base per l’azione solo come una dimensione della vita economica. (Weber 1978)

La razionalità responsabile

Secondo Nötkin (1986), comunque, le ragioni implicite all’azione si possono affrontare anche da prospettive diverse da quelle della razionalità strumentale. Il termine “razionalità responsabile” (omsorgsrasjonalitet) proposto dai sociologi norvegesi, si riferisce all’azione giustificata dalla responsabilità consapevole. Tale azione mantiene e sostiene, e le sue conseguenze e il suo valore sono stati riconosciuti ampiamente e per lunghi periodi.
Secondo Ve (1994:46-47), la razionalità responsabile differisce dalla razionalità strumentale occidentale persino nella sua visione dell’umanità. La razionalità strumentale occidentale vede gli esseri umani come mezzi per massimizzare il profitto. Nella razionalità responsabile, l’essere umano è un autentico soggetto e ha uno scopo in se stesso. Il valore intrinseco dell’essere umano caratterizza le relazioni interpersonali sia nel settore privato che in quello pubblico. Le relazioni interpersonali sono uniche e non possono essere scambiate o rimpiazzate con altre relazioni interpersonali. Nelle azioni motivate dalla razionalità responsabile, gli attori cercano di tener conto della totalità e della continuità, mentre l’azione razionale rispetto allo scopo si concentra su risultati parziali. La razionalità responsabile si interessa al benessere delle altre persone e alle conseguenze delle azioni e delle attività di ognuno. Essa introduce la responsabilità per le conseguenze delle proprie azioni e la volontà di modificare il proprio comportamento in vista delle possibili conseguenze. Anche l’accettazione dell’unilateralità (non-reciprocità) è centrale per la razionalità responsabile. (Vedere anche Meyer 1986)

Sono anche diversi i modi per ottenere la conoscenza tramite azioni razionali strumentali e responsabili sono pure diversi. La conoscenza desiderabile dal punto di vista della razionalità strumentale è oggettiva e ottenuta con i migliori metodi scientifici. Dal punto di vista della razionalità responsabile, la conoscenza astratta è importante ed essenziale, ma la conoscenza pratica resta prioritaria. Nella razionalità responsabile le azioni acquistano profondità e significato attraverso una conoscenza tacita basata sulla fiducia, sulla comprensione o sull’esperienza. (Ve 1994)

Nella concezione di Ve, i tipi di razionalità esibiti dagli uomini e dalle donne non sono biologicamente determinati, ma socialmente costruiti, in base alle differenze di genere. Pensa che le azioni delle donne siano state ridotte a assistenza e cura, e che quindi le loro esperienze abbiano riflesso questa realtà. Poiché l’esperienza è di cruciale importanza, la divisione dei compiti basata sul genere ha semplicemente accentuato la differenza tra le esperienze degli uomini e delle donne e quindi anche la differenza in ciò che si chiama razionalità. In fin dei conti, la razionalità strumentale occidentale è una manifestazione specifica della razionalità maschile.

Secondo Meyer (1986:150), chi presta assistenza non soltanto produce e riproduce una cura effettiva, ma anche relazioni sociali e una reciproca capacità di crescita e rinnovamento. L’assistenza non è mero mantenimento di fonti di riproduzione, ma anche una modalità di comunanza interpersonale, sociale. L’assistenza, quindi, ha lo stesso potenziale di superamento dei confini che ha qualsiasi relazione sociale. Meyer sottolinea ulteriormente una speciale peculiarità della cura che è basata su legami personali interpersonali. Consiste in un reciproco dare e avere tra attori sociali. Secondo Nötkin (1986: 157) inoltre, la razionalità responsabile combina i diversi aspetti della vita sociale. Offusca il confine tra il lavoro e le altre interazioni sociali. La razionalità responsabile come implicita giustificazione del lavoro include indirettamente il senso dell’importanza, della giustificazione e dell’obbligo morale del lavoro.

La razionalità responsabile inoltre preferisce vedere nella prospettiva del “sia… che” piuttosto che in quella dell’“o… oppure”. Ciò aiuta ad evitare alternative estreme e assolute. Invece si creano soluzioni che sono soddisfacenti dal punto di vista olistico. La razionalità responsabile è capace di empatia, reciprocità ed autoriflessione. Implica evitare i rischi e il senso di responsabilità. Nöre e Löhteenmaa (1992) puntano l’attenzione sulla relazione tra la razionalità responsabile e l’altruismo. Essi credono che sia possibile operare una distinzione tra razionalità responsabile e altruismo, che essi chiamano individualità altruistica. Secondo Nöre e Löhteenmaa, l’altruismo è vicino alla razionalità responsabile, ma esalta il riconoscimento degli altri, persino a discapito del proprio benessere.

La razionalità responsabile si è liberata dalla camicia di forza del pensiero sessuato. Le donne che assistono e curano sono state considerate subordinate ad aspettative e regole autoritarie, e non attori sociali capaci di ragionare, scegliere e assumersi la responsabilità delle loro azioni. Secondo la Ve (1994), la responsabilità razionale ha a che fare, in modo positivo, con il legame tra le donne e gli altri: per una persona con razionalità responsabile, le altre persone sono davvero soggetti che non possono essere considerati semplici strumenti per massimizzare i propri benefici. Come fa notare la Ve, le donne ricercatrici si sono abbastanza allontanate dalla tipologia di Weber.

Le barcollanti fondamenta del patriarcato

Genevieve Vaughan (1997: 23,28) considera criticamente l’intera base fondante della razionalità occidentale. Secondo Vaughan, la razionalità occidentale è patriarcale. La razionalità attualmente consiste nel dominio dell’economia globale patriarcale esercitato dagli uomini bianchi, le cui attività sono rese possibili dalle donne bianche, che si occupano dell’assistenza e delle cure e di tutti gli altri compiti che non fanno parte del patriarcato. Secondo Vaughan, le azioni auto-giustificate del capitalismo patriarcale occidentale sono opinabili: il capitalismo occidentale basato sulla razionalità comporta distorsioni e subordinazione, che si possono comprendere tramite i concetti di scambio e dono.

Vaughan crede che la razionalità e il capitalismo occidentali siano basati sullo scambio orientato al profitto: si dà per ricevere qualcosa in cambio. Nello scambio, coloro che danno utilizzano i bisogni delle altre persone e il loro soddisfacimento come mezzo per soddisfare i propri bisogni, e ciò è considerato dal patriarcato come una caratteristica intrinseca dell’essere umano. Lo scambio è essenzialmente basato sulla speculazione e il profitto, è egocentrico e orientato all’ego. Secondo Vaughan, comunque, lo scambio non è il modo d’agire che caratterizza l’umanità, il dare è più rilevante. Il dare consiste nel dare risposta ai bisogni di un’altra persona. Per Vaughan, la libertà di dare risposta ai bisogni è una questione di qualità, piuttosto che di quantità: non si fa nessuno sforzo per quantificare o controllare il dare. Il dare è una qualità che non si può limitare. Dato che il dare è qualitativo, non è stato considerato come fattore fondamentale alla base delle relazioni interpersonali. La dimensione del dare è presente in tutte le persone e in tutti i domini delle azioni sociali, ma non si vede facilmente perché è difficile misurarla e definirla. Il processo del dare risposta ai bisogni crea un legame tra chi dà e chi riceve. Questo legame è unico e coinvolge due soggetti: le azioni del riconoscere i bisogni di una persona e del dar loro risposta influenzano sia chi dà che chi riceve. (Vaughan 1997: 30-34)

Discussione

Se adottiamo il punto di vista di Weber, la legittimità dell’assistenza e delle cure copre un ambito che va dall’inesistenza all’altruismo. Weber non riconosce la “caritas” come un’attività ammissibile o razionale. La razionalità responsabile etichetta assistenza e cure come una scelta consapevole, che implica una responsabilità deliberata, selettiva. Quando usiamo il concetto di razionalità responsabile, accettiamo “razionalità” come parola, ma le attribuiamo un significato notevolmente diverso dalla razionalità strumentale weberiana. Tuttavia, la base resta radicata nell’idea di razionalità patriarcale. L’altruismo come fulcro di assistenza e cure consiste nel disinteresse, nella benevolenza, nel sacrificio e nella filantropia. Alla base di ciò vi è un tentativo, o un imperativo etico, di migliorare il benessere degli altri. L’individualismo altruistico, nella sua forma estrema, sconfina nel martirio.
Il pensiero vaughaniano, comunque, non ammette l’approccio basato esclusivamente su termini patriarcali. Viste da questa angolazione, assistenza e cure si fondano sulla “cura materna”, parallela alla razionalità responsabile, asessuata e presente in tutti i settori della vita. È consapevole, responsabile e cosciente delle conseguenze a lungo termine. Assistenza e cure sono olistiche e interessate agli altri.
Dal punto di vista di Vaughan, non è intrinsecamente importante che l’assistenza e le cure siano definite razionali o non-razionali. La questione più interessante è analizzare la logica dell’azione. La “reciprocità” della razionalità responsabile può essere specificata da questa prospettiva: assistenza e cure non sono simmetricamente reciproche. Ciò significa che la loro reciprocità non è basata sullo scambio patriarcale della razionalità strumentale, ma su un dare qualitativo. Questo non è, tuttavia, altruismo nel senso che il dare esige un sacrificio di sé. Ciò che si dà con l’assistenza e le cure non viene ricambiato immediatamente, ma può essere dato ulteriormente ad una seconda o terza persona o verosimilmente anche a qualcuno non conosciuto da chi offre le cure in prima istanza.

Era naturale che la razionalità strumentale occidentale strumentalizzasse assistenza e cure. Negli strumenti troviamo inclusi il Figlio, il pane, il vino, la donna e i propri compagni, come pure il denaro e i macchinari. La cosa più importante, comunque, è che non è nemmeno auspicabile avvicinare il dare dell’assistenza e delle cure al concetto di scambio della razionalità strumentale. Primo, il dare dell’assistenza e delle cure è qualitativo e dunque difficile da definire con i concetti dello scambio. Secondo, il dare dell’assistenza e delle cure si riferisce agli esseri umani e ai loro valori, il che è incompatibile con il pensiero strumentale. Terzo, assistenza e cure in generale non hanno lo scopo di quantificare il loro uso. Forse Weber era abbastanza intuitivo da anticipare questo: la “caritas” non è razionale in quanto ideale patriarcale, quale lui riteneva fosse.
C’è, comunque, un certo parallelismo tra il pensiero di Weber e il pensiero di Vaughan. Nella cornice weberiana, il dono sarebbe ugualmente auspicabile poiché donare “produce frutti”. La “riproduzione” dello scambio, basata sulla razionalità strumentale di Weber avviene tra le parti dello scambio A e B: A dà qualcosa a B e si aspetta che B gli dia lo stesso o preferibilmente di più, in cambio, cioè, A si aspetta che il suo dare si “riproduca”. Nel pensiero vaughaniano, la “riproduzione” è ugualmente auspicabile, ma in un senso diverso. La “riproduzione” avviene lontano da chi dà, e chi dà non è nemmeno necessariamente al corrente di questa “riproduzione”. Il dare va avanti. Quindi, assistenza e cure non sono un esempio di scambio basato sulla razionalità strumentale patriarcale.

Traduzione in italiano dell’Anonima Network


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