36 Passi Verso L’economia del Dono

di Genevieve Vaughan

Traduzione dell’Anonima Network

Per cambiare la società dobbiamo pensare in modo diverso

Dobbiamo renderci conto che:

1. Lo scambio di mercato non è naturale, reale o necessario. E’ un’invenzione del patriarcato. L’“illusione” che alcune religioni (come il Buddismo per esempio) credono che la vita sia, è creata dal disallineamento tra il nostro comportamento, le nostre costruzioni della realtà e la logica più profonda della natura. Le donne appaiono più ‘naturali’ perché sono in linea con questa logica mentre il patriarcato è un’aberrazione e un’ illusione. Il disallineamento e il rifiuto a praticare e dare valore a questa logica più profonda crea molta infelicità e molti problemi nella società.

2. Il mercato in effetti crea relazioni negative che fomentano l’isolamento, la competizione, la guerra e il dominio.

3. Lo scambio – dare al fine di ricevere un equivalente di ciò che si è dato – è artificioso e deriva da un comportamento ben più basilare che ha una sua logica. Questo comportamento che sta alla base è dare direttamente per soddisfare dei bisogni.

4. Donare crea relazioni positive tramite la soddisfazione diretta dei bisogni, che crea legami, comunicazione e comunità.

5. Lo scambio e il dono costituiscono due modi di pensare e di comportarsi che coesistono sebbene il donare rimanga largamente inconscio. Dalla co-esistenza e interazione di queste due logiche e comportamenti derivano molti problemi.

6. Le logiche dello scambio e del donare costituiscono due paradigmi o visioni del mondo che competono e si complementano. Lo scambio cela il donare, compete con esso e si avvantaggia dei suoi doni.
Il donare si arrende allo scambio e gli dà valore. Il donare inoltre spesso si autoconsidera senza valore.

7. Uno dei modi in cui il donare viene nascosto in una società basata sullo scambio di mercato è nel riconoscerlo solo nella pratica materna, nella carità e nelle forme di scambio- dono simbolico.
Le altre aree della vita sono viste come basate sulla biologia e governate da regole astratte. Per esempio alla nostra società piace considerare biologiche le basi del linguaggio, una sorta di hardware dei nostri cervelli. Invece il donare può essere visto come base del linguaggio a molti livelli, in quanto creazione di relazioni umane tramite il dare e il ricevere di regali verbali, la lingua nella pratica materna. Restituendo il donare alle molte aree della vita in cui non è stato riconosciuto o è stato oscurato, possiamo iniziare a portare il paradigma del dono a livello di consapevolezza. Il dono sottende alla similarità fra “significato del linguaggio” e “significato della vita”.

8. La vita al di là delle aree delle pratiche materne e della carità sembra essere governata dalle modalità della “agenda dell’identità maschile”. Nonostante questo, il donare può essere riabilitato nel nostro pensiero rispetto a queste altre aree. Per esempio lo stesso profitto può essere visto come un dono dai poveri ai ricchi perché è costituito dal plus-valore, quella parte del valore del lavoro che non è corrisposto nei salari dei lavoratori. Il lavoro delle donne in casa, che aggiungerebbe circa il 40% al PIL degli USA (e ancora di più in alcuni paesi) se fosse calcolato in termini monetari, potrebbe essere visto come un regalo di coloro che praticano l’economia del dono a coloro che praticano l’economia dello scambio e a tutto il sistema che si basa sullo scambio.

9. La pratica materna e tutti i tipi di lavoro donati gratuitamente sono resi difficili o addirittura sacrificati dalla scarsità che è necessaria al funzionamento del mercato. La scarsità viene creata artificialmente dall’appropriazione dei doni di molti da parte di pochi, dei doni dei paesi poveri a quelli ricchi, dei doni della natura, del passato e del futuro ai pochi per il loro profitto nel presente. I valori materni sono visti come non realistici e svalutati dai misogini. Essi sono visti come cause della sofferenza mentre denunciare le sofferenze e la mancata soddisfazione delle necessità da parte delle donne è vista come vittimismo.
Al contrario, sono la scarsità necessaria (funzionale) al mercato e la svalutazione del paradigma del dono che causano la sofferenza delle donne (e dei bambini e degli uomini).

10. L’economia di scambio ha valori di oggettificazione e feticismo e ha sempre avuto problemi nel distinguere ciò che è sociale da ciò che è biologico e succede perché i suoi gravi problemi sono il prodotto della mascolazione che interpreta un’agenda sociale “dell’identità maschile come biologicamente fissa”.

Perché è successo?

11. Mascolazione: tutti gli esseri umani nascono dipendenti e quindi qualcuno se ne deve prendere cura in modo unilaterale fin dalla prima infanzia. Alle donne è stato assegnato questo ruolo dalla società che interpreta socialmente le loro capacità biologiche come opposte a quelle degli uomini. Fino al momento dell’apprendimento del linguaggio i bambini maschi si identificano con le proprie madri e partecipano con loro al dare e al ricevere. Quando imparano che appartengono a una categoria che è l’opposto delle madri che li nutrono, devono trovare – o creare – un’identità alla cui base c’è il NON essere come la propria madre che nutre – il che comporta il non donare. Quello che trovano invece è l’agenda dell’identità maschile: indipendenza (opposta alla interdipendenza del dare e ricevere) competizione (opposta a cooperazione) dominazione (opposta alla comunicazione allo stesso livello) stoicismo (opposto a emozione). Questa falsa agenda mascolata è stata considerata come l’agenda umana al posto della pratica materna. E’ stata proiettata nelle nostre istituzione e ha profonda influenza sul modo in cui costruiamo la realtà.

12. Le emozioni sono le mappe per il dare e ricevere. Il maschile richiede di dominare le emozioni. E lo stesso fa il mercato.

13. Il colpire, che come il dono attraversa gli spazi interpersonali (sebbene negativamente) è una modalità di creare delle relazioni (di dominanza), è il sostituto mascolato del dono. Colpire sostituisce il donare a molti livelli, dalla violenza nella famiglia alla guerra.

14. Le relazioni di dono creano la comunità. Gli uomini mascolati desiderano l’indipendenza che sembra essere data dal mercato. Lo scambio separa le persone mettendole in posizioni di avversari. Lo scambio è orientato all’ego e dà valore all’ego. Il donare dà valore all’altro. Il mercato fornisce una modalità post mascolata per praticare il dono. Consente al capo famiglia di mantenere la famiglia con un salario e di possedere ed elergire i mezzi del dare, i mezzi per la produzione dei doni. Similmente il capitalismo possiede i mezzi di produzione delle merci e il mezzo di scambio – il denaro. Questo rende il donare dipendente dallo scambio e i donatori dipendenti da chi scambia.

Che fare

15.* Ristabilire l’immagine della madre come immagine dell’umano e il dono come modalità umana.
* Vedere la religione patriarcale come una proiezione della mascolazione.
* Tentare di rendere le donne conscie delle modalità di dono che stanno già praticando e integrare nuovamente il dono nelle nostre aspettative sull’identità del genere maschile.
* Utilizzare le nostre proiezioni consapevolmente. La Madre Terra non è solo una metafora. La natura funziona effettivamente nella modalità del dono e non dello scambio. La modalità del donare va da un minimo al massimo dell’intenzionalità. Se noi riproiettiamo quello che abbiamo appreso in quanto figli curati da madri in un paradigma di dono, possiamo riconoscere la modalità del dono nella natura. Se invece proiettiamo la prospettiva non donante dello scambio vedremo la natura come oggettificata. La nostra comprensione della natura come viva o morta dipende da se proiettiamo le modalità del donare su di lei o no. E lo stesso vale per noi.
* Il punto di vista dell’io creato dallo scambio è molto limitato. Se ci poniamo dal punto di vista dell’altro (o dei molti altri) che ha un bisogno che potremmo soddisfare, espandiamo la nostra prospettiva. Possiamo consciamente creare e dar valore agli io basati sul dono invece che sullo scambio, rimanendo a un meta-livello, realizzando che stiamo vivendo in una società basata sul mercato, lavorando per un cambio di paradigma tramite il cambiamento sociale e, viceversa, per un cambiamento sociale tramite un cambio di paradigma, mentre manteniamo allo stesso tempo i nostri ‘sé’ e i nostri corpi integri in un mondo basato sullo scambio.
* Questo può comportare di partecipare all’economia dello scambio, ma al contempo praticare il dono a livello individuale per un cambiamento sociale e convalidare le modalità del dono a un meta-livello.
Mettiamo che qualcuno abbia un lavoro normale (si spera in una attività non di sfruttamento o di inquinamento): questa persona dà denaro, tempo e immaginazione creativa ad attività di cambio sociale mentre valorizza il paradigma del dono e del proprio donare sia socialmente che intellettualmente e spiritualmente, e nelle sue relazioni individuali. Allo stesso tempo analizza criticamente la società dello scambio.
* Creare modelli di progetti di dono funzionali che convalidino il paradigma del dono.

16. Creare e credere nella cultura delle donne basata economicamente sul dono anche se ancora appesantito dalla società dell’economia dello scambio, dal patriarcato e dai suoi valori, ma liberabile. E’ importante farlo nell’ambito delle culture di oppressione perché è lì che i valori del patriarcato e del mercato sono convalidati e producono danno.

17. Mantenersi a un meta—livello. Guardare a un orizzonte più ampio.
Ripristinare l’idea del dono dove è stato eliminato o visto come propensione al vittimismo.
Vedere tutti i livelli dei bisogni – che sono stati nascosti da altre descrizioni, bisogno di cambiamento sociale, bisogno di verità, bisogni del mercato, bisogni creati e causati dalla scarsità.
Guardare con la prospettiva del dono per vedere i bisogni invece di applicare lo sguardo dello scambio per trarre profitto.
Capire che non possiamo fare questo cambiamento da soli.
Promuovere un cambio di paradigma.
Promuovere dei processi decisionali in accordo ai valori del dono, consapevoli che viviamo in una società basata sullo scambio.
Agire in accordo con i valori del dono e non autodistruttivi.
Criticare lo scambio patriarcale, il mercato e la globalizzazione.

18. Nelle nostre vite personali, valorizzare noi stessi noi stessi con i valori del dono, della gratitudine, della comunità, del ritorno alla terra e della spiritualità. Fare attenzione ai bisogni. Legittimare l’empatia. Imparare a ricevere e dare con dignità e sensibilità. Convalidare questi valori non solo praticando il dono nella realtà, ma anche con consapevolezza.

19. Fare progetti che promuovano il cambio di paradigma – con la piena consapevolezza che ancora non ci siamo arrivati. Questo include sia progetti che interrompano e smascherino il patriarcato sia progetti su tematiche dell’ambiente, del razzismo, degli armamenti nucleari, della militarizzazione e della pena di morte.
Proporre il paradigma del dono e i suoi valori in alternativa al patriarcato che è da analizzare, criticare e smantellare partendo da questo punto di vista.
Proporre che il patriarcato si auto-smantelli (come abbiamo visto nei casi di disarmo unilaterale, come accadde in USSR sotto Gorbachev). Questo può avvenire in modo non violento,durevole e che può avere il vantaggio di portare il potente alla conoscenza di sé. (Se è vero che il potere non rinuncia senza combattere, cosa che io comunque non credo, lasciamo che questa lotta avvenga nella coscienza del potente.) (Se ciascuno, uomo e donna, ha dei valori basati sull’economia del dono, se noi siamo homo donans, allora sia il potente che il debole funzionano sulla base del donare.) Il problema è che i valori e l’agenda della mascolazione e dello scambio hanno avuto il predominio rispetto al modo di interpretare il mondo e di agire in esso. Ora non solo i ricchi e i potenti credono nel valore del dominio, anche i poveri e quelli senza potere credono in esso e quindi l’unico modo di sopravvivere e aiutare gli altri a sopravvivere in questa società sembra essere quello di diventare potenti e sostituire coloro che sono sopra, in cima al sistema – e questo si applica a donne, gruppi etnici, religioni e nazioni. Però il sistema stesso è un’espressione del patriarcato e dei valori della mascolazione. Possiamo cambiare il sistema scendendo e uscendo da esso contemporaneamente. Solo se lo riconosciamo per quello che è, una specie di ruota della tortura per tutti, possiamo rinunciarvi e iniziare da capo sulla base del nutrimento per tutti. I valori del dare direttamente ci sono già, dobbiamo solo scoprirli, non reinventarli.

Comprendere quello che sta succedendo:

20. Sospettare e rifiutare ragionamenti e motivazioni basati sullo scambio come retribuzione, occhio per occhio, interesse personale, anche i valori dati all’eguaglianzarispetto alla differenza qualitativa. Realizzare che sono amplificati dallo scambio e perciò possono apparire più “giusti”. Le menzogne sono basate sull’interesse personale, mentre la verità soddisfa i bisogni degli altri come un dono.

21. Lottare contro le false riflessioni sul donare e sul mercato stesso, riflessioni che vengono dallo stesso mercato. La critica dell’essenzialismo è basata sullo scambio e sui valori di mercato. A livello economico non c’è “proprietà comune” o “essenza” tra i proprietari eccetto la loro relazione di mutua esclusione e la loro capacità di scambiare utilizzando il denaro, quando di volta in volta considerano la loro proprietà e il loro lavoro come dotati di valore di scambio. Sia lo scambio che il donare sono processi che non solo distribuiscono merci, ma generano relazioni umane e identità. Il tipo di identità promossa dallo scambio è “atomistica”, autosufficiente e individualistica, e nega la connessione (e i regali che riceve). Non ha essenza ma una mancanza comune di connessione e sostiene che questo sia un valore. Pertanto la critica dell’essenzialismo viene da una posizione del paradigma dello scambio.

22. La separazione tra “famiglia” e “lavoro”, della sfera privata e di quella economica, ha focalizzato il dono nell’ambito della famiglia.
Riconoscere il dono o il materno solo nell’interazione madre/figlio, considerarlo inferiore e un compito biologicamente definito delle donne (opposto alla varietà del mercato e della proprietà – definiti come valori individualistici e identità – ci porta ad astrarre da questa area limitata una “qualità comune” di altruismo opposto all’apparente varietà di qualità provenienti dal mercato e dai valori dell’agenda dell’identità maschile che sono stati incarnati nel mercato – indipendenza, egocentrismo, competizione, dominazione, accumulazione.

Questo ragionamento ha 3 difetti:

L’altruismo è logicamente e psicologicamente diverso dall’egocentrismo perché (specialmente nell’abbondanza) informa e diversifica se stessi come pure gli altri. Di fatto la varietà degli individui e dei gruppi si delinea sulla base dei diversi tipi di nutrimento che ricevono e danno da bambini e, dietro il muro di negazione individuale e collettiva, da adulti (ad esempio nel non saper riconoscere il lavoro gratuito di altri).
Restringere l’area delle istanze da cui estrarre una “qualità comune” rispetto al dare materno al solo ambito della interazione madre-figlio è troppo limitante. Il dare materno si verifica in molte altre aree della vita – in pratica in tutte AD ECCEZIONE dello scambio di mercato – anche se questo non viene riconosciuto.
La capacità del dono unilaterale non è uno stato, ma un processo creativo. Astrarre da uno stato o da una serie di stati è diverso dall’astrarre da un processo o da diverse istanze o livelli di un processo. Astraendo da uno stato possiamo trovare una essenza, tentare di astrarre da un processo o dai suoi diversi livelli o istanze, ci dà invece una logica comune o una serie di comportamenti interconnessi. Se il dare materno è un processo che ha luogo a diversi livelli, astraendo gli aspetti in comune non ci dà una essenza, ci dà la logica del dono.

23. Il punto è liberare il dono dal peso del mercato e del patriarcato vedendo l’umanità come homo donans, l’essere che dà e riceve e non solo come homo sapiens. Noi dobbiamo essere stati nutriti da altri, ed aver ricevuto creativamente doni dall’esterno, per poter conoscere e sapere.

Diamo la colpa a chi tocca.

24. E’ il processo del mercato che crea l’“essenza” economica monolitica: il valore dello scambio.
Questa essenza è importante come modello nella nostra società Capitalistica Patriarcale e distorce il modo in cui noi vediamo il tutto. La religione e la filosofia si occupano di essenze che riflettono o forse sono anche basate su proiezioni di questa “essenza” economica.
Di fatto, il dare e ricevere crea una varietà di identità e valori qualitativamente diversi (di cui il valore di scambio è uno tra tanti – basato su una qualità singolare che è la quantità). Pertanto il desiderio di varietà, creatività e connessione può essere effettivamente soddisfatto dal dare e ricevere mentre è soddisfatto solo apparentemente dal mercato, e a spesa della connessione. Pertanto sia l’essenzialismo che la critica all’essenzialismo vengono da ragionamenti basati sul mercato.

25. Il paradigma dello scambio in accordo con i suoi valori di competizione, compete con il paradigma del dono. Questa competizione è resa necessaria per lo scambio dalla stessa creatività e viabilità del dono (che quindi è un modello migliore), ma anche dal bisogno del mercato di ricevere doni gratuiti e dal bisogno del patriarcato di asserire la falsa identità maschile e i suoi valori come superiori, sia trasposti nel mercato che vissuti dai maschi. Il dono, da parte sua, in accordo con i suoi valori, sfortunatamente dà al mercato e ai maschi, e rende possibile lo scambio e l’agenda mascolata.

Riconoscere l’importanza dei paradossi logici.

26. Diversamente dallo scambio, il processo del dono non è costruito intorno al riflesso di sé. Nelle società di mercato dove l’economia del dono e dello scambio coesistono, il processo del riflesso di sé è stato superato dalle equazioni “autoriflettenti” dello scambio e si è identificato con essi. E’ così che Derrida dice che il dono non dovrebbe essere riconosciuto perché se la persona che lo fa si auto riflette, essa è ricompensata dal donare e il dono è trasformato in uno scambio. Se il dono non può essere riconosciuto, diventa difficile generalizzarlo consciamente.
Quello che di base è un paradosso logico diventa un paradosso pratico ed è visto come un problema morale. Quindi ci si trasferisce su un altro piano, in cui il donatore è accusato e ritenuto responsabile “in realtà” di scambiare (sembra che la gente possa “dare” sempre il proprio sospetto). Il donatore è accusato di menzogna quando effettivamente è lo scambio che ha la struttura della menzogna ed è la norma. D’altro canto se il donare fosse generalizzato e reso norma non ci sarebbe nessuna ricompensa particolare all’ego nel donare.

27. Riconoscere che cose che noi pensiamo come proprietà o qualità sono spesso relazionali.
Come l’economia del dono, il mercato è visto come uno stato o una collezione di stati con la qualità comune del valore di scambio incarnata nel denaro. Questi stati sono effettivamente parte di un processo di astrazione della qualità comune. Quel processo di astrazione è il processo o meccanismo del mercato. Pertanto l’essenzialismo è un pallido riflesso di un processo di mercato mal interpretato, cioè il processo di estrazione dell’“essenza” dei valori di scambio.
Un altro riflesso della qualità comune del valore di scambio è il “potere”, la forma mascolina di questa “essenza”. Sebbene il potere sia visto come una qualità o una proprietà, esso è effettivamente relazionale e comporta la dominazione di uno in polarità con molti che si arrendono e danno gratis a quell’uno.

28. Fare progetti basati sul paradigma del dono con la piena coscienza che renderlo generico al sistema è una necessità: volontariato, carità, servizi alla comunità, fare i genitori, insegnare, la spiritualità etc. non hanno fine in se stessi ma devono essere generalizzati verso il paradigma del dono al fine di creare un mondo migliore per tutti. Appoggiare progetti di governo su larga scala con questa generalizzazione in mente. Il donare dei paesi ricchi a quelli poveri non dovrebbe contenere scambi nascosti.

28. Essere sempre coscienti che il paradigma dello scambio tenta di ‘scontare’ l’economia del dono in innumerevoli modi.

30. Apprezzare e imparare aspetti del dono da culture indigene.

31. Educare tutti i bambini a dar vita e nutrire come le loro madri. E educare le madri a valorizzare il paradigma del dono e vedere tutte le sue ramificazioni nella società. Rifiutare l’idea che c’è un genere biologicamente “superiore” che non è materno.
Incoraggiare i bambini (maschi) ad esprimersi emozionalmente come le ragazze, affinché possano enfatizzare e riconoscere i bisogni più facilmente.
Incoraggiare il livellamento dei ruoli come già sta avvenendo. Vedere che i ruoli hanno degli aspetti del dono ed enfatizzarli.

32. Vedere il donare in tutti gli aspetti diversi della vita affinché per poterci allineare ad esso se lo riconosciamo e quando lo riconosciamo.
Questo include il donare interiore ed esteriore da un punto di vista psicologico; la percezione come ricezione di dati esperienziali; il donare in natura; la considerazione del linguaggio e di messaggi come doni, della matematica e della logica come aspetti del donare, la considerazione del donare biologico e del donare a un livello atomico.

33. Usare l’idea dell’economia del dono per creare un ponte tra le differenze nei movimenti delle donne affinché si possano unire le diversità che stanno dietro a fini e valori comuni per smontare il patriarcato.
Collegare i diversi aspetti del movimento delle donne sulla base di questa modalità economica comune che ha una superstruttura di valori del dono.
Utilizzare l’idea di economia del dono per unire il movimento delle donne coi vari movimenti progressisti sotto la bandiera e la leadership di donne e di valori femminili (del dono).

34. Permettere agli uomini (e alle donne) di vedere che l’agenda dell’identità maschile, come intesa dal patriarcato e dal capitalismo, crea un’identità erronea che sta rubando a loro stessi (ma anche alle razze e alle nazioni) l’umanità, e che è stata proiettata così in grande nella società da causare devastazione.
Comprendere la psicologia del patriarcato.
Permettere a concili di donne di creare modelli d’insegnamento per uomini affinché possano disabituarsi alla mascolazione e ai suoi valori e comincino a praticare e valorizzare il paradigma del dono e dei suoi valori.
Creare un mestiere per le donne che permetta loro di essere personal trainer del dono, sia per gli uomini che per le donne.

35. Collegare i movimenti misti sulla base del materno.
Questi sono ad esempio:
Movimenti per la pace e per l’ambiente (guardare alle profonde implicazione dell’immagine della Madre Terra)
Il movimento contro il razzismo (Guardare ai valori diversi dati al dare da gruppi culturali diversi)
Movimento contro la pena di morte
Movimento contro la violenza domestica
Movimento per la spiritualità basata su immagini femminili di Dio
Movimento contro il fondamentalismo
Movimento per la giustizia economica – poiché il capitalismo è criticato ma non a livello di quel che promuove l’assimilazione nel capitalismo. O almeno far capire che la strada per la pace di tutti non passa dalla la monetizzazione.
La giustizia economica è un’illusione perché il capitalismo ha bisogno di doni gratuiti e quindi non può funzionare per tutti
Avere una visione chiara di quello che è da fare nel futuro

36. Promuovere studi antropologici di culture che utilizzano il dono per trovare modi in cui l’economia del dono è stata praticata e con quali effetti..
Cercare l’aiuto di membri sopravvissuti di queste culture.
Creare e legittimare una nuova comprensione psicologica popolare della “natura umana” come prodotto sociale che è materno piuttosto che aggressivo e competitivo.
Fare studi collettivi pratici: come definire la necessità; come generare abbondanza, dare e ricevere con rispetto, quanta tecnologia usare, come organizzare l’agricoltura, la distribuzione, l’educazione. Valutare l’uso di monete alternative per uscire dal mercato.
Considerare la possibilità di strutturare la società su un lavoro basato sull’età e ritmato da rituali, e basare anche l’educazione continua su questa struttura rituale.
Legittimare la possibilità dell’abbondanza per i molti e lavorare per crearla.
Creare su piccola scala dei progetti pilota per risolvere i problemi praticando l’economia del dono e utilizzarli come modelli, educando gli educatori (esperimenti su larga scala come il comunismo sovietico coinvolgono troppe persone e possono avere effetti devastanti).
Permettere che questi esperimenti includano la creazione di governi e iniziative di dono piccole e locali.
Fare un lavoro cooperativo su larga scala per risolvere i problemi creati dal patriarcato capitalista come la povertà, le malattie e la devastazione dell’ambiente.
Creare una cultura del dare in cui l’oppressione non sia legittimata e gli impulsi verso la dominazione e lo sfruttamento siano interrotti .
Eliminare gerarchie patriarcali.
Dare la leadership a concili di donne anziane.

NB

Le donne devono guidare questa transizione non perché gli uomini non pratichino il dono e non abbiano fra gli altri anche questi valori, ma perché agli uomini è stato insegnato che sono qualcos’altro, che hanno regole d’identità maschile di dominazione e competizione, e tutte le nostre istituzioni ed economie sono state costruite su quella menzogna.
Alle donne è stato insegnata la menzogna che gli uomini sono qualcos’altro e che le donne non solo non sono al pari degli uomini, ma che dovrebbero essere complementari alla falsa identità maschile e ci credono.
Di fatto la nostra società è costruita su questa menzogna sociale, la menzogna del padre e del padre prima di lui.
Le donne devono essere alla guida perché noi stiamo facendo più lavoro gratuito da secoli rispetto agli uomini, dando attenzione ai bisogni della famiglia e della società. Altrimenti i bambini e la società non sarebbero sopravvissuti. Dobbiamo guidare, coscienti dei valori dell’economia del dono che abbiamo praticato affinché il donare sia restaurato come via alla pace e all’abbondanza per tutti.

B)
Il patriarcato è una malattia sociale. La società del dono è salutare in quanto crea allineamento con la natura (possiamo comprendere la libera volontà in questi termini: possiamo scegliere lo scambio o il dono; entrambi sono prodotti della socializzazione, ma uno si allinea con la natura mentre l’altro distorce, domina e sfrutta).
Forse la malattia arriva perché un corpo o una mente che dona si trova disallineato perché vive in una società basata sullo scambio.


Traduzione italiana dell’Anonima Network