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Capitolo ventitreesimo

Speculazioni cosmologiche

La vita sulla Terra è un tentativo della Terra di imitare o di esprimere la sua relazione con il Sole. Dal momento che il processo della vita e della morte ha lasciato un humus del passato con il quale il futuro potesse crescere, questa espressione è cambiata nel tempo. La Terra, in tutta la sua fertilità e varietà, è un prodotto dell'in-terazione tra il Sole e la stessa Terra, per la quale il Sole dà un tipo di energia costante e la Terra dà una gran varietà di energie. La Terra ha una storia e un'evoluzione; il Sole no, o almeno non sembra averle, visto che la sua evoluzione è molto più lenta. Ciò che accade oggi sulla Terra si basa su ciò che è rimasto delle cose accadute in passato. Gli strati della Terra su cui crescono le piante, e su cui camminano persone e animali, sono sottoprodotti di eventi passati, per ognuno dei quali la Terra ha usato l'energia del Sole. I sistemi ciclici, come gli alberi e i fili d'erba, si rivolgono in alto verso il Sole; dopo aver incorporato l'energia della luce, diventano loro stessi raggi solari della Terra, o "raggi terreni" che si stendono verso lo spazio.

Gli animali e gli esseri umani eretti, su quattro gambe o su due, o gli uccelli che volano in alto verso le nuvole, sono energie della Terra in movimento verso l'alto. Ma al di là di questo c'è la nostra capacità di locomozione verso un obiettivo. Guidati dalla nostra vista, ci muoviamo da un posto all'altro, così come la luce si muove dal Sole alla Terra. In questa dimensione, la vita imita la propria origine. Analogamente, gli spermatozoi si muovono verso l'o-vulo; l'ovulo prodotto si muove verso il luogo dell'utero in cui avviene la fecondazione. Ma anche nella dimensione della coscienza, sorge un'intenzionalità all'autopropul-sione; come un raggio di Sole che si sprigiona verso la Terra, questa si muove verso il proprio obiettivo, talvolta combinandosi con altri elementi di vita del passato per produrre un certo risultato, un raggio solare incorporato ai raggi della Terra, energie terrestri che danno frutti.

Le nostre voci e le voci di animali, di pesci e uccelli, si sprigionano dalla gola e arrivano alle orecchie ricettive, dove vengono incorporate e diventano comprensione e comportamento e sensazione. La luce solare della nostra attenzione illumina la nostra esperienza passata, presente e futura, come anche l'esperienza di altri che arriva a noi attraverso i sensi, o attraverso le loro storie, o leggendo e osservando. La nostra attenzione cosciente brilla sui nostri io, e ci aiuta a pianificare e a decidere, a chiarire le nostre intenzioni e a metterle in atto. Ma socialmente si è creato una sorta di gioco degli specchi, per il quale restiamo intrappolati nel nostro stesso rifles-so, concentrando energia dentro di noi.

Questo gioco si è combinato con l'uso dell'energia accumulata dagli altri, o dal gruppo, per alimentare l'ener-gia che si concentra sull'io. È come se il raggio solare venisse incorporato alla Terra e ritornasse indietro verso se stesso moltiplicato, come se anche i raggi solari fossero un sistema chiuso. Si fa confusione tra la vita – piante e animali – e l'energia. Per di più, sotto questa forma, l'at-tenzione concentrata sull'io di una persona può danneggiare gli altri, appropriandosi della loro energia per intensificare la propria. Il Sole non funziona in questo modo. Il gioco degli specchi crea un appetito insaziabile di concentrarsi e di risplendere sull'Ego in modo più intenso, attraendo continuamente l'attenzione degli altri.

In quanto esseri umani di varietà e culture differenti, abbiamo cercato di capire chi siamo, cosa stiamo facendo o pensando di fare e dove stiamo vivendo. Solo di recente l'astronomia ha cominciato a darci una visione più corretta dell'universo, del nostro pianeta e della nostra stella. Non è strano né sorprendente, perciò, pensare di aver potuto commettere degli errori rispetto alla direzione che abbiamo scelto per noi e all'idea che abbiamo avuto dei nostri obiettivi.

Freud ha capito bene che nella sua epoca (ma in realtà anche nella nostra) i figli avevano un'idea piuttosto distorta del funzionamento del sesso, che influenza-va il loro pensiero e le loro emozioni. Sembra logico che una falsa cosmologia possa avere gli stessi effetti negativi sul nostro immaginario collettivo. L'idea che il Sole fosse al centro dell'universo può aver influenzato il nostro pensiero e comportamento sociale più di quanto pensiamo; e l'idea di trovarci in un minuscolo granello di polvere illuminato da un fascio di luce nel mezzo di miliardi di altri granelli colpisce la nostra immaginazione e non le giova. Invece, la Terra vista dalla Luna è una prospettiva dalla quale possiamo forse porci in un contesto creativo: la Terra è un luogo molto speciale, una goccia di vita che risplende; e noi siamo parte di essa.

Non aveva ragione Copernico, ma Tolomeo: la Terra è al centro dell'universo, del nostro universo, perché siamo esseri umani. Adesso che cominciamo a capire cos'è la Terra, potremo forse capire meglio cosa siamo e cosa dobbiamo fare.

Dobbiamo prima di tutto rispettare il pianeta, alla cui vita apparteniamo tutti noi. In questo caso non è sorprendente che i raggi solari risplendano nella nostra direzione, ma che la Terra sia capace di creare qualcosa con essi. Dobbiamo vederci come luce incorporata, vita incorporata. Dobbiamo essere come Goldilocks e trovare la cosmologia della nostra dimensione, una visione della Terra che sia "giusta" per noi. Dobbiamo trovare la nostra posizione sulla Terra e all'interno del sistema solare, per poter chiarire la nostra relazione reciproca. Un problema specifico che molti di noi hanno oggi è vedersi come persone singole, legate come individui allaspecie umana di cinque miliardi e mezzo di persone. È stupefacente l'affinità di questo problema con la considerazione della nostra Terra e del Sole nel loro rapporto con miliardi di altri soli e possibili pianeti, via via che vengono scoperte molte altre nuove galassie.

Potremmo chiamarla la teoria della conoscenza per proiezione: proiettiamo un interrogativo umano pres-sante su uno specifico ramo della conoscenza, e poi lo ritroviamo in esso. Non intendo dire che la conoscenza che si ottiene in questo modo non possa essere vera, ma che l'impulso a cercarla sia un problema esistenziale collettivo o sociale, piuttosto che un motivo di "curiosità" scientifica puramente asettica, o un motivo individuale non-così-asettico rivolto al profitto. E l'avidità di conoscenza non è forse una sorta di traduzione della bramosia o avidità di beni e denaro che motiva la nostra società basata sullo scambio?

La teoria dell'evoluzione secondo la sopravvivenza del più adeguato, che si è sviluppata contemporaneamente all'economia capitalista secondo la sopravvivenza del più adeguato, è un altro esempio calzante. Forse, se capissimo il meccanismo della proiezione, potremmo capire perché lo stiamo facendo, qual è il disagio persona-le o sociale che stiamo cercando di curare. Così potremmo scoprire quanto contribuisce la proiezione nella nostra prospettiva, quanti elementi vengono visti o ignorati a causa di essa. Cosa ancora più importante, potremmo forse curare i nostri disagi umani, e in questo modo percepire in modo più chiaro l'universo. Se sapessimo che stiamo proiettando, potremmo prendere in considerazione e capire le distorsioni che noi stessi creiamo, e usare questa conoscenza per pianificare in modo cosciente un mondo migliore, in cui i problemi che causano le proiezioni non esistono.

Torniamo adesso alla nostra idea della Terra che si vede nella sua relazione con il Sole. Nella nostra società atomistica e individualistica, abbiamo cominciato a sminuire l'importanza delle relazioni, considerando il benessere della persona l'obiettivo principale delle interazioni e del processo sociale, come anche la ragione d'es-sere dell'individuo. Le terapie per la co-dipendenza e le famiglie disfunzionali sono molto seguite e ben accolte negli USA e producono sia denaro sia convalidazione sociale dei loro seguaci.

I nostri disagi rispetto ai rapporti umani dimostrano quanto essi siano importanti per noi. Le canzoni d'amo-re pullulano nei programmi radio, i racconti d'amore riempiono le riviste, gli scaffali delle librerie, le commedie cinematografiche. I rapporti sono realmente molto importanti per gli esseri umani: è (in parte) attraverso di essi che diventiamo umani. Solo che non sappiamo come coltivarli: non abbiamo molti buoni esempi. La mia ipotesi è che il migliore modello di rapporto che abbiamo sia quello tra la Terra e il Sole. Possiamo proiettare lì fuori i nostri problemi, poi vederli in modo più chiaro dentro di noi.

Ma perché non pensare alla questione tenendo conto di una maggiore intenzionalità? L'"Ipotesi di Gaia" considera la Terra come un essere vivente: noi siamo Lei che prende coscienza; la Terra sta prendendo coscienza della sua relazione con il Sole e della parte che lei ha in essa, della sua creatività nel prezioso miracolo della vita. Noi siamo forse la proiezione del suo problema. Gli umani svolgono il ruolo di amanti e di amati, di Sole e di Terra; e interiorizziamo questi ruoli nella coscienza e nel nostro essere oggetto d'attenzione (dando e ricevendo attenzione). Riceviamo forse le nostre cure o quelle degli altri così come la Terra illumina, usandole per la creatività, oppure le riflettiamo (come fa la Luna) in uno sterile gioco di specchi di chi è più luminoso, più grande, più caldo?

La fonte della vita è il Sole o la Terra? Come uomini e donne, noi li insceniamo: gli uomini sono attivi, i soli; le donne sono passive, le terre; questo è l'eterno stereotipo. Tuttavia, da un altro punto di vista, entrambi i ruoli sono creazioni della Terra. La Terra ha prodotto perciò coloro che recitano il Sole e coloro che recitano la Terra. L'inte-ra commedia è in effetti messa in scena dalla Terra.

È la Terra ad aver reso il Sole donatore di vita, ricevendo la luce creativamente; per quanto ne sappiamo, gli altri pianeti non hanno fatto lo stesso. Allo stesso modo, gli animali maschi producono miliardi di spermatozoi; se però non c'è l'utero o l'uovo femminile a incontrarli, la vita non si produce. I semi cadono dagli alberi o vengono trasportati dal vento ma, se non vengono accolti dalla Terra, rimangono senza vita; in ogni caso, gli spermatozoi e le uova, i semi e l'humus vengono tutti prodotti dalla Terra.

Come accade in molte delle nostre relazioni eterosessuali, sopravvalutiamo una persona, di solito maschio, e sottovalutiamo l'altra, di solito femmina. Una donna, per la sua creatività, attribuisce un'importanza solare al-l'uomo, e lui viene visto come fonte di vita, di reddito, di creatività. Ricevendo questa attenzione (come la Terra), l'uomo diventa creativo più attivamente e il valore che gli si attribuisce sembra così legittimato. L'intera società partecipa a un sistema, che privilegia un polo nella relazione e nasconde o ignora l'altro. Noi donne definiamo come definitori coloro che definiscono; poi nascondiamo il nostro ruolo attivo, e gli uomini sono felici di appropriarsi di questo credito.

Se stiamo svolgendo il ruolo della Terra, perché non dovremmo riconoscere il nostro/suo potere, creatività, le caratteristiche di dare vita e conferire valore? La solitudine, forse? Lei è così lontana da ogni altro pianeta o Sole. Il Sole è forse anch'esso vivo, ma su un piano di-verso? Forse la Terra non vuole rendersi conto che sta facendo tutto da sola? Noi esseri umani potremo mai amarla abbastanza? E lei potrà mai amarsi abbastanza per compensare il fatto che il Sole non è vivo? Ma forse il Sole è vivo, vivo come lo è la Terra e sullo stesso livello o su un livello diverso di realtà e solo.

La nostra attenzione imita il Sole, ma quando ci concentriamo su una stella, la stella è nella stessa posizione della Terra. Ed è lo stesso con lo spazio. La dimensione di ricettività che la circonda conforta la nostra Madre Terra e la conoscenza che abbiamo acquisito la mette in un determinato contesto, le dà una casa. La confusione provocata dall'esistenza di milioni di galassie si dissolve quando pensiamo che da qualche parte esisteranno sicuramente altri esseri viventi.

La Madre Terra, come ET, potrà forse essere in grado un giorno di telefonare a casa alle sue sorelle. Nel frat-tempo, dobbiamo conservare una speranza, imparare a vivere l'uno con l'altro e non rovinare questa squisita bellezza e armonia prima che lei conosca altra vita. Siamo forse tanto distruttivi per interpretare meglio il ruolo del Sole secondo la percezione che ne abbiamo, continuando a screditare il ruolo della Terra? Abbiamo forse creato un Dio patriarcale-Sole-maschio anche perché ci tenga compagnia, proiettando noi e il suo problema (di "lei") al di là del sistema solare, verso l'universo?

Credo dovremmo accettare il fatto che non sappiamo ancora molto dell'universo. Abbiamo però un accesso immediato ai nostri apparati percettivi e al nostro contesto sociale. Dobbiamo far risplendere la nostra attenzione cosciente immediata sui nostri meccanismi psico-sociali, per scoprire perché stiamo vedendo ciò che stiamo vedendo. Esistono meccanismi di selezione sconosciuti che hanno origine nella nostra motivazione, che ci portano a cercare e a trovare alcune cose piuttosto che altre. Queste cose si ripercuotono poi sui contesti dai quali erano sorte le motivazioni, riconfermando gli stessi problemi che le avevano suscitate. Soltanto quando cureremo le nostre motivazioni questi meccanismi potranno funzionare in modo chiaro come dovrebbero, creando un allineamento tra i diversi tipi di realtà di cui facciamo parte.

Forse la nostra attenzione cosciente corrisponde al Sole, e il nostro subconscio corrisponde alla Terra, e questo per l'interiorizzazione di una polarizzazione sociale tra attivo e passivo. Ma il nostro lato terreno, come abbiamo detto, è solo apparentemente passivo: in realtà esso riceve creativamente, dando alla coscienza non solo un contenuto, ma anche un contesto e un valore; dà alla coscienza la sua potenzialità di sapere, come parte di un essere umano, dove stanno accadendo molte cose.

La coscienza è come la luce del Sole rifratta attraverso l'atmosfera. Essa può attraversare e toccare molte più cose di quanto sembri. Visto che gli umani sono prodotti sociali, per ognuno di noi c'è il contributo dei molti e del passato. La nostra coscienza solare non solo illumina molti aspetti di questo contributo l'uno dopo l'altro, ma viene anche da esso definita. Forse, come la Terra, e come le donne nei loro modi di pratica del dono, il nostro subconscio produce coscienza, senza però riconoscervi il proprio contributo. Così, sembra che la coscienza non provenga dalla Terra ma dal cielo.

Nel XX secolo la nostra conoscenza (e attraverso di noi la conoscenza che ha la Terra) del sistema solare, della galassia e del cosmo si è notevolmente accresciuta, mentre la conoscenza della natura della Terra e della sua relazione con il Sole non è ancora ben chiara. Allo stesso modo, nelle nostre relazioni umane non capiamo la relazione madre-figlio, di pratiche di cura uno-a-uno, prima di avventurarci nella relazione con i "molti"; non capiamo cosa succeda in casa prima di avventurarci nel mondo esterno. La relazione tra la Terra e il Sole, che ha prodotto tanta vita miracolosa, non è una relazione disfunzionale, il sistema solare non è una famiglia disfunzionale. Identificando il padre con il Sole, però, abbiamo riprodotto l'immagine sociale auto-similare mascolata dell'esemplare, sottovalutando l'attività e la creatività della "ricevente" femminile "passiva" e dei molti e dan-do invece eccessiva importanza all'intraprendenza del "donatore" maschio "attivo".

Il bisogno è essenziale per il dono, poiché senza di esso il dono non è niente. Così, la Terra ha creato miriadi di bisogni che il Sole può soddisfare con la sua luce, che sarebbe altrimenti inutilizzata e arida. L'interazione tra questi bisogni ricrea le interazioni di dare-e-ricevere del Sole e della Terra. L'asimmetria è la chiave. Il Sole si limita a dare, mentre la Terra riceve e dà di nuovo, anche se si presume che non possa ridare al Sole, visto che il Sole è troppo lontano e si suppone che non possa ricevere. Dunque ciò che avviene è che molte delle relazioni di vita sono realmente immagini auto-similari della relazione tra la Terra e il Sole; sono giochi di ruolo, modi di inscenare il dare e il ricevere creativamente. Il bambino riceve le attenzioni amorose della madre; poi, crescendo, si mette attivamente in relazione con la madre, facendo a turno.

L'ameba s'imbatte in alcune parti di materia che può ricevere e usare creativamente, così come la Terra s'im-batte nella luce del Sole nel suo viaggio per lo spazio. Allo stesso modo il filo d'erba usa la luce del Sole per i suoi processi; il bruco trova attivamente il filo d'erba, questo raggio terrestre fatto di luce incorporata creativamente, e lo usa per i suoi processi; l'uccello, sulle sue zampe, più attive, trova il bruco.

Ma noi, e forse la Terra stessa (ha forse dei problemi di autostima?), attribuiamo più importanza al maschio, identificandolo con l'"uno" e con il Sole (sun) (il figlio, son), perché non consideriamo creativo il ricevente; e i bisogni vengono visti come mancanze, e non come ciò che è necessario per completare i doni.

Potremmo anche considerare che quasi tutte le relazioni di vita siano una metafora della relazione tra il Sole e la Terra: un'immensa varietà di riproduzioni della relazione asimmetrica di dare unilaterale e ricevere creativo e di nuovo dare (e lasciare fuori dal processo i sottoprodotti e gli scarti, che diventano poi i doni di un altro or-dine, o ordini, di vita). Tutta la vita può essere vista come un tentativo della Terra di entrare in comunicazione col Sole, per entrare in relazione con lei. Perché il Sole dia come in effetti dà, la Terra deve creare i bisogni che possano ricevere i doni, e cioè ricreare qualcosa nella sua stessa posizione (di Terra). Poi assume la posizione del Sole, dando per soddisfare i bisogni. Attraverso la vita, la Terra dice al Sole: "Questo è ciò che avviene tra me e te; questo è ciò che avviene".

Tutto questo accade sulla superficie del pianeta, dove il Sole risplende, presente (un dono) alla sua "vista". La vita nella sua varietà può essere vista come un'immensa proliferazione di immagini della relazione tra la Terra e il Sole, ciò che in termini umani può essere visto come un'immensa ricerca filosofica gioiosa su questa relazione; e, in termini umani, questa relazione si chiamerebbe amore. Forse è il tentativo della Terra di co-muni-care con esseri di un altro ordine, è la sua opera di gratitudine per quel calore che la accarezza nella profonda oscurità dello spazio, una ricerca sulle loro identità e relazioni reciproche.

Per noi umani è importante allinearci con questa relazione, non interpretarla male, come abbiamo fatto molto spesso a causa degli schemi di mascolazione, creati da alcune parti della nostra organizzazione sociale e del nostro linguaggio, che l'hanno oscurata. Non avendo potuto vedere la Terra dallo spazio, non abbiamo neanche saputo che lei c'era o che stava facendo qualcosa. Le eravamo troppo vicini; potevamo guardare solo verso l'esterno. Abbiamo pensato che fosse passiva, che si limitasse a ricevere la luce, così come abbiamo pensato che le donne fossero passive. Abbiamo offuscato il nostro dare, il suo dare, e abbiamo visto soltanto il Sole, l'esemplare-luce privilegiato, come donatore. Gli schemi patriarcali hanno generato immagini falliche auto-simila-ri di io ovunque, e si sono convalidati l'uno con l'altro.

Ci è sembrato che la Luna e il Sole competessero come dominatori dei cieli, e che entrambi fossero "uni" privilegiati per la loro ripartizione del tempo. La Luna è cambiata nelle sue fasi ed era i molti rispetto al Sole. Abbiamo pensato che l'idea di luce riflessa fosse l'iden-tità delle donne, della Luna. Abbiamo dimenticato che la grande Terra scura e creativa fosse l'immagine stessa della madre. Ma il riflesso che abbiamo attribuito alla Luna era in realtà quella parte dell'Ego che non dava, la meta-immagine falsa, statica, non-donante della vita e della relazione Terra-Sole.

Abbiamo considerato la Terra e il Sole, le donne e gli uomini, i figli e le madri, le cose e le parole, i cittadini e i presidenti, le merci e il denaro, relazionati reciprocamente in modo inattivo e non equivalente, ma catturati in un immaginario più o meno statico del riflesso. Lad-dove uno era reale, l'altro serviva solo a restituire quella realtà. La Luna, però, fornisce una sorta di meta-livello cosmico alla Terra, e dice semplicemente: "Il Sole risplende anche qua, sebbene io non lo riceva creativamente come la Terra. E anche l'oscurità e la luce sono qua". La Luna ha influenzato il modo in cui la Terra ha sviluppato la vita e la coscienza. Il suo fascio luminoso stimola la nostra immaginazione. Essa sembra essere una sorta di aspetto auto-referenziale della Terra; il suo tocco leggero muove le nostre maree.

Per secoli, per gli umani, la Luna ha preso il posto della Terra quale "altro" del Sole, mentre in realtà la Terra era l'altro donatore-di-vita rispetto al Sole. Ci è sembrato che il riflesso della luce del Sole fosse opposto e complementare al dare attivo del Sole, mentre in realtà era il suo uso creativo nel dare la vita. Perciò, può sembrare che lo scambio, basato sul riflettere ciò che è stato dato, abbia onorato il Sole in modo più preciso, lo abbia migliorato.

Ciò che è stato dato è stato restituito attraverso un equivalente. Il riflesso ha convalidato lo scambio come modalità di vita, e gli schemi mascolati dell'Ego , della sopraffazione e della competizione sono sembrati modi per interpretare i ruoli attivo del Sole e passivo della Luna. Abbiamo perciò pensato che il Sole prendesse l'iniziativa rispetto alla Terra, ritenuta passiva. La Terra non restituisce soltanto un riflesso o un'immagine del Sole, ma molte immagini viventi della sua relazione con il Sole, molte immagini del Sole e di sé e della loro relazione reciproca. Ci sono poi anche le immagini della Luna, i riflessi del rifles-so del creare un'immagine, l'immaginazione.

Il fatto che nel cielo esistano due corpi celesti ci ha suggerito l'importanza della duplice relazione, anche quando pensavamo che la Terra fosse piatta, perché li abbiamo visti nel cielo e li abbiamo guardati nei termini delle nostre relazioni di genere, che erano già immagini di vita creata dalla Terra della relazione Terra-Sole. Abbiamo pensato che la relazione Sole-Luna fosse la stessa della relazione Sole-Terra e abbiamo identificato la Luna con le donne, come "luci minori", sconfitte nella competizione per essere il più luminoso. Forse, quando abbiamo cominciato a conoscere le dimensioni relative della Terra, del Sole e della Luna, abbiamo cominciato a pensare alla Terra e alla Luna come figlie e al Sole come padre. Per questo l'immagine della donna-figlia si è sovrapposta a quella della donna della creatività, nascondendola.

Non solo gli individui sono entrati in queste relazioni e le hanno interpretate, ma diversi tipi e ordini di immagini viventi delle relazioni si sono dovuti mettere in rap-porto l'uno con l'altro. Può sembrare una questione complessa, ma in realtà è abbastanza semplice da seguire se vediamo il Sole come il donatore unilaterale, la Luna come colei che riflette, e la Terra come donatrice e ricevente, ripetendo (incorporando piuttosto che riflettendo) la relazione. (Un meta-livello completo non sa-rebbe fatto del semplice riflesso dell'altro, ma del rifles-so della relazione di dare e ricevere con l'altro, includendo l'io, e del riflesso della relazione di riflesso.)

Se noi siamo la Terra, che prende coscienza di sé, abbiamo seguito delle concezioni sbagliate dovute alla nostra incapacità di vederci nel nostro contesto reale (e quello della Terra) riguardante la Luna e il Sole. Se gli umani sono immagini della cosmologia più vicina a noi, è necessario che la capiamo e ci allineiamo con essa. Allinearci con le concezioni sbagliate ci sta affliggendo e sta portando la nostra Madre creativa alla distruzione.

Se il principio della vita è nella creatività dei bisogni per usare i doni, non dobbiamo lasciare che i bisogni e gli esseri che li hanno muoiano perché noi stiamo riflettendo o cercando di agire secondo la nostra idea di Sole, cadendo negli schemi di mascolazione creati dalla nostra società. I bisogni formano una sorta di gravità, verso la quale devono scorrere i nostri doni; come l'acqua, il do-no liquido che scorre verso il centro della gravità, e la pioggia, come una cascata di luce solare convertita sulle piante assetate. Il vento soffia dalle zone di alta pressione a quelle di bassa pressione; dare ai bisogni è la risposta che soffia nel vento ("The answer that is blowing in the wind").

L'errata interpretazione della nostra sessualità si estende e va a combaciare con l'errata interpretazione della nostra cosmologia. Consideriamo la nostra Terra in qualche modo mancante, invece che come la grande fonte di dare e ricevere quale è. In effetti, ignorando la creatività, sopravvalutiamo l'"autonomia" del Sole, che, come abbiamo visto nelle immagini della Luna, non hacreato niente "autonomamente". È stato invece il Sole in relazione alla Terra a essere creativo, e la Terra in relazione al Sole. A causa della presenza preminente del Sole, per la sua visibilità, e per quella della Luna, la Terra è stata ritenuta "minore" perché non dava luce (dava però il fuoco, che, come le parole, può essere dato via pur mantenendolo). Tutto questo è in linea (e in risonanza) con lo schema sessuale e sociale degli uomini come "uni" attivi e le donne come "molti" passivi.

Forse la Terra stessa si è sentita incapace nel confronto con il Sole o con la Luna, ed estranea e solitaria, così lontana da altri pianeti e stelle. Quali suoi figli, gli umani hanno contribuito a questo sentimento. Non solo l'abbiamo ignorata e interpretata male, attribuendo va-lore a tutto tranne che a lei, incluso a noi stessi, ma abbiamo anche, con la stessa mentalità che ci ha portato nello spazio e ci ha infine permesso di vederla dal di fuori, rovinato e degradato molte delle sue principali creazioni più delicate.

Ci consideriamo i figli dell'universo, e speriamo di vedere la vita sui pianeti di Aldebaran, se soltanto esistesse. Siamo pronti a spendere bilioni di dollari in programmi spaziali con quello scopo ultimo; e allo stesso tempo diamo talmente poca importanza all'incredibile varietà di insetti delle foreste pluviali sulla Terra che lasciamo che si estinguano senza muovere un dito per proteggerli. Dobbiamo imparare ad attribuire valore alla nostra Madre creativa, sia alle nostre madri umane sia alla nostra Madre Terra. Dobbiamo vedere i bisogni non come mancanze, rivalutare la vagina simbolica quale il grande luogo creativo nascosto, dove la vita cresce e si perpetua, e dobbiamo capire che il tipo di creatività a un solo colpo che il fallo simbolico rappresenta si basa sulla negazione del valore e del lavoro femminile in di-venire. Dobbiamo praticare tutti le cure nei confronti di tutti e della Terra; dobbiamo restituire un posto d'onore ai bisogni e soddisfarli.

In quanto coscienza della Terra dobbiamo essere la sua autostima, lasciando che il nostro amore scorra come l'acqua verso il centro della gravità. Lei sta soffrendo, così come molta della sua gente e delle sue creature. Dobbiamo agire per il suo bene. C'è tanta mancanza di compassione nel nostro aspirare allo spazio esterno, nelnon badare a questo miracolo in cui viviamo. È soltanto la nostra predisposizione mentale patriarcale, il nostro errato allineamento con la relazione Sole-Terra, che ci fa annoiare del presente e ci rende ciechi di fronte al Giardino dell'Eden, portandoci a essere dannosi l'uno per l'altro e a rovinare la Terra. La gente povera in tutto il mondo è costretta a interpretare il ruolo della madre negata e svuotata, sfruttata, sprecata e disprezzata; l'im-magine auto-similare della Madre Terra che viene distrutta da un patriarcato il cui figlio luminoso e sano esce nello spazio con la sua astronave fallica per "fecondare" altri pianeti.

Dobbiamo prendere atto della gravità della situazione e rivolgere il nostro amore e il nostro denaro verso i bisogni. In questo modo, potremo seguire il comandamento della Madre Terra: "Praticate le cure reciprocamente", imitando la sua evidente relazione cosmica creativa. Possiamo liberarci e liberarla dall'infatuazione del riflesso e dell'accrescimento dell'esemplare.

La molteplicità che la Terra ha creato con la vita compete con la molteplicità della galassia. Dobbiamo cominciare a dare valore alle relazioni "molti-a-molti", che gli Ego orientati-verso-l'altro possono promuovere. Dobbiamo innanzitutto rivolgere la nostra attenzione al mondo in cui viviamo, onorare e benedire la nostra Madre, soddisfare i suoi bisogni, i bisogni dei popoli della nostra Terra.

Forse è vero che siamo capaci di raccontare ciò che abbiamo appreso su un certo livello e di sentire su un altro livello. Io sono stata spesso lontana dalle persone che amavo, e ho amato una persona unilateralmente per molti anni. Non ricevendo alcuna risposta alla mia co-muni-cazione, sono diventata più creativa, portando avanti il mio dare verso dei progetti di cambiamento sociale. So come devono sentirsi la Terra e il Sole. Io sono in linea con una parte dell'immagine, poi con un'altra. Quando l'amore umano è contraccambiato, possiamo senz'altro fare a turno nell'essere Sole e Luna l'uno per l'altro.

Vorrei quindi suggerire che, liberandoci dalla mascolazione, facciamo ritorno alle nostre radici nella nostra cosmologia. Forse il termine "um", che unirebbe nell'in-fanzia i maschi e le femmine con chi si prende cura di loro, chi li nutre, e l'uno con l'altro, può essere sostituito da adulti non con "donna" e "uomo", ma con "Terra" e "Sole". Non può che essere una cosa curativa, quando alla Terra venga restituito il posto che le spetta, quale fonte creativa di esseri umani sia maschi sia femmine, e il Sole quale donatore unilaterale d'energia. Potremmo forse rEgo lare la nostra condotta su quella di chi oggi ci considera androgeni, contenenti sia il maschio sia la femmina, attivi e passivi, e chiamarci "terre" nel momento in cui stiamo ricevendo creativamente e "soli" quando stiamo dando unilateralmente (in entrambi i casi, avremmo già slegato coscientemente i nostri io dalla struttura uno-molti del concetto e dalle distorsioni della definizione di genere).

Dovremmo cercare di co-municare con la Terra, non con le stelle. Se Gaia è viva, ha senz'altro un linguaggio.È la dea che ci parla attraverso la sincronicità e le pratiche di cura, oltre che in altri modi. Come possiamo parlarle? È un essere di un altro ordine. Siamo come cellule all'interno del corpo che cercano di comunicare con l'intero corpo. Quali doni possiamo dare? Innanzitutto, credo che possiamo darle il dono della pace tra tutti noi, curando le nostre società. E questo ci aiuterebbe a darle il dono del nostro rispetto per la sua bellezza e creatività, mettendo fine all'inquinamento, curando la devastazione che abbiamo causato; con i nostri doni, potremmo trovare la nostra lingua Madre comune.

Dal momento che tutta la nostra attenzione si è concentrata sull'"uno", i molti sono rimasti nell'oscurità, sconosciuti e non riconosciuti, come stelle di altre galassie, dove sembrerebbe trovarsi ogni risposta. Le stelle sono così tante, come le cellule del nostro cervello. Que-ste ultime sono forse immagini delle stelle? Le stelle so-no forse i neuroni della Terra, ma al di fuori di essa, come noi ma al rovescio? La Terra sarebbe un minuscolo corpo dentro un immenso cervello di stelle.

Stamattina svegliandomi ho visto le stelle; mi sono sembrate tantissime. Questo è il problema "uno-molti": la Terra si sta ritrovando all'interno di questo enorme spiegamento di altri prima di sapere cos'è lei, o cosa so-no il Sole e la Luna; e per noi la situazione è simile, con cinque miliardi e mezzo di persone sulla Terra. Noi umani possiamo formare gruppi per relazionarci con altri gruppi più grandi, ma la Terra può formare un gruppo con altri pianeti? I pianeti viventi non sono troppo lontani? La Terra è forse l'unica figlia vivente del Sole? E gli altri pianeti sono vivi, anche se non c'è vita su di essi? La Terra sta forse cercando di raggiungerli attraverso i nostri viaggi spaziali? Dobbiamo formare una co-muni-tà con lei, qui; dobbiamo confortarla per il suo es-sere sola.


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