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Capitolo ventitreesimo Ci sono molti modi diversi di creare una transizione verso un cambiamento di paradigma. Vedremmo ad esempio effetti immediati e di lunga portata se le istituzioni del Primo Mondo per-donassero il debito del "Terzo Mondo" (che in realtà è già tornato indietro molte volte al "Primo Mondo"); potremmo cominciare per-do-nando gli interessi. Potremmo, oltre a questo primo pas-so positivo, iniziare una co-municazione materiale con il "Terzo Mondo" in modo rispettoso e per una vita migliore; potremmo poi dare denaro in abbondanza ai paesi dell'ex Unione Sovietica, riconoscendo che la nostra tendenza capitalistica al saccheggio non ha permesso loro di creare una società migliore ma li ha soltanto ridotti a una povertà estrema. Cosa ancora più importante, potremmo porre fine allo spreco delle ricchezze mondiali in produzione di armi e in apparati militari, e usare invece le risorse per un'economia di pratiche di cura. Negli USA potremmo trasformare l'industria e la mentalità della detenzione punitiva in una comprensione delle cause sociali del crimine e nel tentativo di dare ai figli e ai giovani una vita che valga la pena di essere vissuta; potremmo riconoscere il bisogno e il diritto umano di tutti di essere grati per una vita buona e felice, e il diritto di avere qualcosa da dare; potremmo porre fine ad alcuni dei terribili torti che vengono commessi, come il traffico sessuale di donne e bambini; potremmo riconoscere che quasi tutti gli immigranti che si spostano dal Sud al Nord stanno solo seguendo il cammino delle risorse che il Nord sta prosciugando dai loro paesi sotto forma di doni non retribuiti; e porre fine a questo prosciugamento, accogliendo le nostre sorelle e fratelli (se non spendessimo il denaro in armamenti ce ne sarebbe moltissimo per tutti); potremmo porre fine alla devastazione dell'ambiente, che dovrebbe esse-re considerato un dono per i nostri figli e per i figli dei nostri figli; potremmo eleggere molte più donne con valori compassionevoli nei servizi pubblici. Progredire in qualunque di questi settori – e ne esistono molti altri – avrebbe ripercussioni positive ovunque e metterebbe in evidenza i valori del paradigma del dono. Possiamo cominciare a muoverci verso uno spostamento di paradigma riconoscendo il dare che stiamo già praticando e rifiutandoci di dare valore al sistema basato sullo scambio; possiamo cominciare a praticare il dare in via sperimentale nelle istituzioni politiche e sociali, in modo che abbia un effetto moltiplicatore e che non ci porti all'autodistruzione. Il punto di vista del paradigma del dono deve essere messo in pratica in modo consapevole. Io ho cercato di farlo istituendo la Fondazione per una società compassionevole1 (FFACS), e il gruppo più politico (non deducibile dalle tasse), Femministe per una società compassionevole. Dal 1981 pratico la teoria espressa in questo libro, usando le mie risorse per un cambiamento sociale. Prima di formulare la teoria, ho praticato il paradigma del dono in modo meno consapevole, come moglie e come madre. Per quanto mi riguarda, uno degli effetti positivi della teoria è stato liberarmi dalle pressioni psicologiche e sociali che m'impedivano di dare ai bisogni al di fuori della famiglia, e credo che l'aver assunto un ruolo di donatrice attivista mi abbia aiutato a curare alcuni dei problemi psicologici contro cui mi stavo battendo. Oggi vedo molto più chiaramente quanta pratica del dono si sta svolgendo nel mondo in ogni momento, e sono convinta che la pratica del dono sia il normale comportamento umano. Le pratiche di cura di ognuno di noi vengono bloccate dallo scambio e ostacolate dalla penuria, ma anche dai valori patriarcali, che interpretano il dare come scambio, lo accantonano come debole e inefficace oppure gli danno un'enfasi eccessiva tacciandolo di sentimentalismo. Individuare la pratica del dono nel linguaggio ci permette di considerarla come ciò che ci rende umani. Io mi auguro che affermando il dare come la modalità umana promuoverà la sua pratica cosciente. Sfortunatamente, dare per soddisfare i bisogni degli individui non modifica di fatto il sistema sociale che crea i bisogni. Quando avremo cambiato il sistema, dare per soddisfare i bisogni sul livello individuale ma anche su tutti gli altri livelli sarà il nostro principio guida. Al momento c'è un enorme bisogno di risorse da dedicare al cambiamento sociale; e tutti noi dobbiamo dare sul livello del cambiamento sia individuale sia sociale custodendo allo stesso tempo le nostre diverse energie per evitare di esaurirci mentre stiamo ancora vivendo nel paradigma dello scambio. Il fatto che gli stessi donatori nascondano il loro dare è in parte dovuto all'idea che possano dare per ottenere il dominio dell'Ego necessario alla mascolazione. La contraddizione logica in questi casi di "altruismo orien-tato-verso-l'Ego" getta dei dubbi sull'altruismo in sé, facendolo sembrare inesistente. Chi è coinvolto nell'inte-razione del dare e ricevere può superare tale contraddizione sviluppando la fiducia radicale e il perdono (forgiveness) che sono possibili nel movimento femminista per il cambiamento sociale. Un altro motivo per cui la gente non dà in modo visibile è che le religioni e i precettori della morale promuovono il dare e il sacrificio nascosti in quanto moralmente superiori. Anche se con questa tattica si può forse sfuggire alla trappola del dominio dell'Ego, di fatto essa non permette che il model-lo diventi visibile e che possa avere ampie ripercussioni. Moltissimi dei disagi psicologici sono sorti intorno al dare e ricevere, forse perché nella maggior parte dei casi esso è profondamente connesso all'infanzia ed è stato comunque bloccato e stroncato. Le nostre reazioni interne rispetto alla questione sono estreme e non vengono studiate, le nostre difese e i nostri disagi sono immediati. Ci sembra più facile avere a che fare con lo scam-bio, che appare più rispettoso, più "fico". Le nostre reazioni psicologiche convalidano un abito mentale del dare "appropriato" – un dare che non raggiunga l'eccesso -e perciò, ovviamente, nulla cambia in concreto. Come aspiranti donatori esitiamo seguendo una linea "politicamente corretta" in una società che sta devastando il pianeta e creando quotidianamente la fame e la morte di milioni di persone che vivono "altrove". La nostra immagine è salva al prezzo della nostra efficienza, e l'impulso negativo dello status quo prevale. Chi è ancora sensibile alle sofferenze dei molti e alla malattia del sistema viene colto dalla disperazione perché non vede l'aspetto della vita totalmente basato sul dono che continua a esistere, o le tracce di cambiamento sociale che so-no concrete e presenti. Le religioni, le corporazioni e i governi cooptano la pratica del dono, facendola apparire come un'altra manovra mascolata, spesso uno strumento dell'avidità e della corruzione. Nel migliore dei casi, sembra esserci un dovere civile di "restituire" alla comunità, entro i parametri prestabiliti del sistema. Considerato tutto ciò, io ho deciso di praticare il dare doni per il cambiamento sociale in modo visibile, creando le organizzazioni cui ho accennato. Ho creato e appoggiato progetti per il cambiamento sociale, usando lo scambio – il lavoro stipendiato – per cambiare il sistema verso la pratica del dono; la Fondazione e le Femministe per una società compassionevole sono soluzioni ibride di questo tipo. Ho poi usato il denaro che ho ereditato anche per finanziare progetti progressisti e femministi già esistenti per il cambiamento sociale. Per diversi anni sono stata consigliata da mia cugina, Sissy Farenthold, che aveva già fatto strada come leader politica femminista e attivista, ed era più "pratica del mestiere"; Sissy mi ha aiutato a trovare dei gruppi ai quali potessi dare. Ho poi acquisito un luogo fisico (terra ed edifici) dove si sono avviati dei progetti guidati da donne; ho anche avviato o sostenuto dei progetti attivisti ed educativi, assumendo delle donne per gestirli e portarli avanti. Alcune di queste donne avevano già intrapreso dei progetti per conto loro o li hanno iniziati in seguito, con o senza la mia collaborazione e appoggio. Adesso sto scrivendo un libro sulla mia vita, in cui vorrei anche parlare dei miei incontri e collaborazioni con organizzazioni importanti quali Dawne, Sisterhood Is Global, Wedo, Feminist Press, Feminist University of Norway, CoMadres de El Salvador, Resourceful Women e molte altre. Mi sono cimentata con le contraddizioni inerenti alla pratica del dono per cambiare il sistema, che mi hanno dato i mezzi per vivere; e anche con le contraddizioni derivanti dall'uso dello scambio – dare salari alle donne per cambiare il sistema dello scambio verso la praticadel dono. Ho dovuto seguire il principio di non dare agli individui per il loro profitto personale, perché era essenziale destinare il denaro ai progetti per il cambiamento sociale. C'è forse chi ha pensato ad altri modi di mettere in pratica la teoria; questo è ciò che ho pensato di fare io, grazie anche alla Dea che mi ha donato il tempo opportuno e la buona sorte. In alcune occasioni ho avuto qualche disaccordo con le donne di FFACS, o ci sono stati degli screzi tra loro. Ci siamo confrontate in lunghe discussioni talvolta penose, ma le abbiamo superate grazie alla nostra amicizia e integrità femminista. Ho sempre cercato di fare della Fondazione un luogo più diversificato possibile, e in effetti hanno collaborato tra loro donne di colore e donne bianche, anziane e giovani, gay e non gay, donne statunitensi e donne di altri paesi; credo sia diventata una specie di nicchia ambientale per la pace, in cui si possono ascoltare miriadi di voci e dove risalta il pensiero dei molti. Sono molto grata alle donne che si sono impegnate con FFACS nel corso degli anni e mi sento molto fortunata per essere stata insieme a loro. Ogni mercoledì lo staff si riunisce per ascoltare le relazioni di ognuna di noi: l'incredibile varietà di informazioni ed esperienze, di impegni e di azioni ingegnose e coraggiose conferma e ispira la nostra sorellanza, e dà speranza persino al visitatore più stremato. Sono sorti talmente tanti bisogni sociali generali a causa della pratica psicotica del patriarcato, che gli attivisti per il cambiamento sociale sono impegnatissimi nell'ani-mo e nella pratica. La verità è che ogni bisogno è legato a tutti gli altri bisogni: i bisogni dell'ambiente sono legati ai bisogni umani, la fame alla militarizzazione, il rispetto per le ragazze madri alla pace nel mondo, la violenza domestica alla violenza razziale e a quella internazionale. Tirando un filo del groviglio dei problemi si smuovono tutti gli altri fili. Soddisfare qualsiasi bisogno di cambiamento sociale – "facendo una differenza" come spesso si dice – dà a ognuno la possibilità di praticare il paradigma del dono in modo visibile e intelligente su un livello sociale generale. Il modello delle donne che danno per soddisfare i bisogni sociali, che danno tempo, intelligenza, creatività, impegno e denaro, dimostra il potenziale del paradigma del dono generalizzato come soluzione all'insieme di tutti i problemi causati dalla pratica del paradigma dello scambio. Il paradigma del dono praticato in modo visibile dalle donne, per un cambiamento sociale, può avere effetti di lunga portata. Esistono oggi diversi progetti attivisti negli USA e in altri paesi, ma molti di essi continua-no a operare secondo le strutture patriarcali e perpetuano perciò quegli stessi problemi cui si stanno indirizzando. I programmi contro la violenza negli USA cercano spesso di cambiare l'individuo o di far applicare alcune riforme legislative specifiche, senza cambiare la società nell'insieme. Il legame tra la violenza domestica e quella internazionale, ad esempio, viene spesso ignorato. Ciononostante, tutte le persone coinvolte oggi in movimenti contro la violenza domestica e sessuale, per la giustizia sociale, per la pace e per i diritti umani, per porre fine al-la fame, alla guerra, al razzismo e ai problemi dei senzatetto, come anche le persone impegnate nella cura della tossicodipendenza e dei problemi psicologici dovuti alla violenza patriarcale, si stanno spostando verso il paradigma del dono, che siano uomini o donne, che lo sappiano o meno. Io credo che in questa transizione sia importante promuovere la leadership delle donne, perché originariamente esse non sono mascolate, e hanno un modello che è già molto diverso da quello dell'"uno privilegiato". Nel 1997 la Fondazione per una società compassionevole ha compiuto dieci anni, anche se diversi progetti sono nati molto prima. Il Stonehaven Ranch è un ritiro vicino San Marcos, in Texas, che è diventato operativo nel 1984; ogni fine settimana è aperto ai ritiri di gruppi pacifisti e femministi, che vengono ospitati gratis o a costi minimi. Nel corso degli anni letteralmente migliaia di persone che lavorano per il cambiamento sociale sono stati "nutriti" in questo ambiente diretto dalle donne. Oggi lo dirige Margie First, "nutrendo chi nutre". Altri progetti avviati negli anni Ottanta, come la Austin Women Peace House, sono durati diversi anni e sono poi si sono chiusi per una ragione o per l'altra. Un programma settimanale della Austin Community Television, Let the People Speak ("Lasciate parlare il popolo"), condotto da Trella Laughlin, è stata una delle nostre attività dal 1985 al 1994; si sono mandati in onda anche diversi altri programmi regolari sulla rete televisiva locale, tra cui la mia trasmissione Feminist Values, un programma di Sally Jacques, Arts and Activism, e un altro di Frieda Werden, Women's News Hour. Praticare il dono nell'ambito dell'economia dello scambio esaurisce la donatrice che agisce da sola. E, a parte qualche contributo relativamente piccolo, io sono l'unica persona che dà denaro all'organizzazione (anche se le altre donne danno tempo, energia e inventiva); perciò le mie risorse finanziarie si stanno esaurendo, e io ho dovuto interrompere il programma di donazione attivo dal 1981 al 1994 e alcuni altri progetti. Il Grassroots Peace Organizations Building aveva ospitato gli uffici della Fondazione offrendo alcuni spazi anche agli uffici di altri gruppi per la pace che includevano sia uomini sia donne. Situato sulla strada principale del centro di Austin, questo piccolo edificio è stato un avamposto per il cambiamento sociale nel flusso della "mainstream"; ma nel 1996 ho dovuto venderlo per continuare a mantenere la Fondazione. Il nostro secondo centro di ritiro, chiamato Alma de Mujer, una bella costruzione sul lago Travis, ha fatto parte della Fondazione dal 1988 al 1996, quando l'ho donato alla Indigenous Women's Network; oggi viene ancora gestito con successo dalla scultrice indigena Marsha Gomez, con l'aiuto di Esther Martinez. Nel 1985 sono riuscita a finanziare e a organizzare, insieme a un gruppo che ho contribuito a far nascere, The Feminist International for Peace and Food, la Peace Tent ("tenda per la pace") presso la UN Decada delle Donne, Conferenza di Nairobi. La tenda ha avuto un grande successo, fornendo una spazio sicuro per il dibattito e la discussione tra le donne di paesi in guerra tra loro; sono giunte migliaia di donne per partecipare agli eventi. Due delle donne che hanno aiutato a organizzare la tenda, la tedesca Ellen Diederich e la cantante afro-te-desca Fasia Jansen, hanno lavorato molti anni con la Fondazione, organizzando una carovana per la pace in Unione Sovietica (prima della caduta del muro di Berlino) e creando in seguito il negozio Four Directions (un tentativo di cause related marketing). Molti altri gruppi hanno collaborato alla Tenda della Pace, incluso il WILPF e WIDF; è stato un modello riuscito di dialogo tra donne, da allora imitato in molte altre occasioni. Anche negli USA sono state organizzate delle Carovane per la pace, in cui alcune donne attraversavano città e paesi per parlare dell'incontro di Nairobi. La quacchera statunitense Alice Wiser e la tedesca Gertrude Kauderer le hanno coordinate per diversi anni tutte le estati. Nel frattempo, abbiamo svolto un'importante attività di sostegno ai movimenti di autodeterminazione centroamericani, inviando a El Salvador varie delegazioni che indagassero sugli abusi ai diritti umani, sulle attività degli squadroni della morte e sul coinvolgimento del governo USA. Ellen e Fasia hanno organizzato un tour delle madri salvadoregne dei desaparecidos in Europa, che è stato utile per divulgare informazioni; la Fondazione ha inviato una delegazione di procuratori generali USA in Centro America per indagare sui fatti (anch'io facevo parte della delegazione); ho appoggiato molte donne del Sud globale a viaggiare negli USA, per raccontare la realtà dei loro paesi (attraverso il Women's Project per il "Terzo Mondo" dell'Istituto per gli Studi di Politica diretto dalla cilena Isabel Letelier). Tutte queste attività sono culminate in due incontri tra donne leader statunitensi e le commandantes donne dell'FMLN di El Salvador. Durante questi incontri amichevoli è emerso abbastanza chiaramente che i valori delle donne potrebbero superare ogni guerra e antagonismo. Abbiamo parlato dei nostri figli e del futuro; abbiamo avuto delle discussioni politiche serie, ma abbiamo anche ballato e cantato insieme. Mi sono impegnata in attività a lungo termine per le donne del Sud globale e del femminismo internazionale. Ho appoggiato le donne di gruppi e conferenze internazionali e ho collaborato alle pubblicazioni e alle reti informatiche. Nel corso degli anni, ho sostenuto un certo numero di progetti nel Sud e alcuni progetti di donne del Sud che vivono nel Nord. Al momento l'attivista filippina Charito Basa fa parte dello staff, lavorando con le donne immigrate che vivono in Europa. Credo che i mass media siano un mezzo importante per trasmettere al grande pubblico il punto di vista delle donne. Nel 1991 ho avviato FIRE (Feminist International Radio Endeavor), una trasmissione quotidiana della du-rata di due ore presentata da una prospettiva femminista, un'ora in inglese e una in spagnolo, su Radio for Peace International, una stazione a onde corte della Costa Rica. Le promotrici delle trasmissioni sono Maria Suarez, di Puerto Rico, e la cilena Katarina Anfossi. Si possono sen-tire i programmi ora sul sito internet www.fire.or.cr. Nel 1986, Frieda Werden e Katherine Davenport han-no creato da sole il WINGS, il Women's International News Gathering Service. Dopo la morte di Katherine Davenport, Frieda è tornata ad Austin e si è unita allo staff della Fondazione nel 1992. Da allora ha continuato a produrre trasmissioni WINGS settimanalmente, con la collaborazione di diverse volontarie che ha formato personal-mente. Frieda dirige anche dei corsi di formazione radiofonici presso il WATER, il Women's Access to Electronics Resources, una struttura di Austin creata e curata dal videografo Fern Hill. dove le donne ricevono gratuitamente corsi di formazione video, radio e computer. Intorno a WATER si è sviluppata un'ampia comunità di donne, che usano le sue risorse e offrono volontariamente molte ore-donne. Un impegno collaborativo particolarmente entusiasmante è l'International Women's Day Media Festival, un evento annuale multimediale della durata di 24 ore, allestito unicamente da donne e che coinvolge diverse altre strutture mediatiche in tutta la città. Alla frontiera tra Messico e Texas esiste un centro e museo di risorse indigene aperto al pubblico, la Casa de Colores, di cui si occupa Helga Garcia Garza: si promuovono festival di danza che riuniscono giovani e anziani; medicina e cure tradizionali si uniscono alle antiche tradizioni spirituali dei popoli indigeni degli USA e del Messico. Questi incontri, insieme al museo di arte e artefatti, permettono agli abitanti del Nord e del Sud del mondo di ricongiungersi con la propria eredità culturale. Parte dell'impegno volto al cambiamento dei valori confluisce nel movimento per una spiritualità alternativa, in particolare il Goddess Movement, e nel sostegno alle tradizioni spirituali dei popoli indigeni basate sul contatto con la terra. Uno dei programmi in corso è il Stonehaven Goddess Program, organizzato dall'attivista spirituale Pat Cuney, attraverso il quale molti scrittori e insegnanti del Goddess Movement hanno svolto la loro attività. Io ho costruito un tempio alla dea egizia Sekhmet nel deserto del Nevada, accanto a un sito di test nucleari, per onorare la nascita delle mie figlie e prendere posizione contro il nucleare dal punto di vista della spiritualità delle donne. La statua di Marsha Gomez della dea dalla testa di leone ha una targa che dice: "Possano le donne essere tanto forti quanto un leone nel dare alla luce il futuro"; con la statua Madre del Mundo, anch'essa di Marsha Gomez, condivido questo spazio sacro. La sacerdotessa wicca Patricia Pearlman si occupa del tempio e accoglie chi viene a meditare, chi a protestare contro il nucleare e chi a celebrare i misteri. Ho restituito i venti acri di terra su cui è costruito il tempio agli shoshone occidentali, proprietari originari dell'intera zona. Una preoccupazione specifica riguarda i danni all'am-biente e alla salute dovuti alle radiazioni nucleari. Le donne che lavorano in un certo ambito dell'organizzazione (più direttamente politico, non deducibile dalle tasse), le Femministe per una società compassionevole, hanno creato programmi eccellenti ed efficaci per opporsi al progetto di una discarica di scorie nucleari nel West Texas, nel piccolo centro di Sierra Blanca al confine col Messico. Erin Rogers ha svolto un'efficace attività organizzativa contro la discarica e di coordinamento con altri gruppi attivisti. Susan Lee Solar ha creato il Peace Caravan, un museo itinerante anti-nucleare, e viaggia di paese in paese per discutere della questione del nucleare; il trasporto delle scorie nucleari è molto pericoloso, e il museo itinerante informa efficacemente la gente lungo il cammino. La Fondazione si è anche impegnata in indagini sulla salute nei pressi delle ex basi militari per rivelare la presenza di residui nucleari e di rifiuti tossici e studiarne gli effetti sulla popolazione. Yana Bland, che ha creato tra le altre cose l'Associazione di donne dell'area mediterranea con il sostegno della Fondazione, ha condotto un'indagine nei pressi della base aerea militare di Kelly a San Antonio, in Texas; si sono avviate indagini sulla salute anche presso le basi di Clark e di Subic nelle Filippine. È difficile descrivere in così poco spazio tutti i progetti delle diverse organizzazioni. Abbiamo organizzato di recente una serie di conferenze: in una di esse, su "Valori familiari femministi", Angela Davis, Maria Jiménez, Gloria Steinem e Mililani Trask hanno parlato davanti a duemila persone; una seconda conferenza, "Femminismo e fondamentalismo", ha riunito attivisti e pensatori di diverse tradizioni per discutere della religione patriarcale da un punto di vista femminista; Mahnaz Afkami, Marta Benevides, Yvonne Deutsch e Robin Morgan hanno illustrato il loro pensiero insieme a una commissione locale di cui faceva parte l'attivista Cecile Richards. Ogni anno si riunisce una rete di donne che si battono contro il ciclo del nucleare. Nel corso di ogni nostra attività, prendiamo atto del legame esistente tra le diverse questioni, in particolare lo stretto rapporto tra la spesa militare, la creazione della povertà e il degrado del-l'ambiente. Dopo la vendita del Peace Building abbiamo trasferito i nostri uffici in un edificio più tradizionale, dove lavora un nucleo di speciali coordinatori di progetto, tra cui Pat Cuney, Sally Jacques, Suze Kemper, Maria Limón, Sue MacNichol e Doll Mathis. Gli uffici della Fondazione e dell'amministrazione delle Femministe so-no gestiti da San Juanita Alcalá, Rose Corales e Nancy Wilson; la nostra risoluta ragioniera è Mary Nell Mathis. Potete anche scrivere a me direttamente, allo stesso indirizzo o a genvau@aol.com; m'interessa molto conoscere la vostra opinione. Il nostro sito web è www.gift-economy.com Tutte queste attività, oltre a diverse altre su cui non mi dilungo, sono state un tentativo di praticare il paradigma del dono su diversi livelli e ambiti della "realtà" dai quali generalmente rimane esclusa. La Fondazione è cresciuta in modo organico con molti risvolti diversi; come la vita, essa è confusa e tumultuosa, pratica le cure e risveglia le coscienze. Esistono tante cose e teorie fatte dall'uomo, che sono come la plastica, con le loro mole-cole tutte perfettamente allineate, o come le città, con le loro case ben disposte in interminabili file tutte uguali. Mettere in pratica una teoria significa che essa deve entrare nelle menti al di là delle contraddizioni e delle incomprensioni, al di là dello scetticismo e delle diverse disposizioni, per poter crescere, fiorire e dare frutti in molti modi diversi. Il fatto che io stia pubblicando questo libro solo adesso, dopo molti anni di pratica, è una delle difficoltà: mi sono limitata a illustrare la teoria verbalmente e, forse, non sempre in modo del tutto convincente; ho potuto correre questo rischio perché ritengo che, per la nostra socializzazione alle pratiche di cura, tutte (o quasi tutte) le donne stiano già operando secondo i valori del paradigma del dono. Questi valori sono tuttavia spesso sepolti sotto lo strato di credenze del paradigma dello scambio. Le contraddizioni proprie di ogni donna vengono giustificate in un modo o in un altro, e noi impariamo a vivere nel patriarcato rimanendo inconsapevoli dei nostri valori, o relegandoli all'ambito delle emozioni. La Fondazione per una società compassionevole e le Femministe per una società compassionevole, oltre a tutti i servizi che hanno svolto e ai cambiamenti che hanno potuto promuovere, sono organizzazioni per una presa di coscienza. La loro esistenza altera la re-altà, soddisfacendo il bisogno di avere un esempio del dare esterno praticato dalle donne che possa convalidare il donatore che è dentro ognuno di noi, dando al paradigma del dono la dignità che gli spetta, perché venga riconosciuto come il principio attraverso cui l'umanità raggiungerà la pace. Alcune parole mi sono sopraggiunte in sogno: "La pace sulla Terra è il prossimo passo nell'evoluzione umana"; speriamo che avvenga al più presto. 1 La parola "compassion" in inglese non ha il senso pietistico che ha in italiano. |
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