LABORATORIO SUL SAPERE DELLE DONNE, UNIVERSITA' DELLE DONNE, NORVEGIA,
LUGLIO 2001
Dall'inizio dei tempi, i doni delle donne hanno creato e sostenuto la
comunità ed hanno contribuito a fare del mondo un posto migliore. Negli
anni recenti, le donne hanno maturato nuove forme di protesta, forme che
rifiutano la guerra e tutti i tipi di violenza, che proteggono l'ambiente e
la vita tutta, che creano nuovi multi-centralità, un diverso spazio che
definisce nuove politiche di cura, comunità, compassione e collegamento.
Le donne, specialmente dal Sud e dai margini del privilegio e del
potere, creano visioni alternative. In questi ultimi decenni, la crescita
del movimento femminista ha sviluppato analisi, cambiato paradigmi,
costruito solidarietà attraverso l'ascolto reciproco. Noi abbiamo ripensato
la democrazia, creato nuovi scenari e persino riconcettualizzato le
fondamenta della società politica.
Il movimento anti-globalizzazione è cresciuto in un nuovo spazio
politico che le donne hanno creato. Il dialogo globale e il networking fra
gli uomini, coscelebrato oggi come nuovo successo, è post-datato di
diversi anni rispetto al crescente movimento globale delle donne. Tuttavia
ció è raramente riconosciuto e la leadership femminista è difficilmente
invitata. Le prospettive femministe rimangono largamente invisibili nella
lotta contro la globalizzazione e questo impoverisce, non solo le donne, ma
la lotta nel suo intero.
Noi, donne di tanti Paesi, crediamo che gli elementi portatori di
morte ella globalizzazione colonialista, patriarcale e capitalista siano
radicati, non solo in uno scambio disuguale ma anche nello stesso
meccanismo dello scambio. La creazione della scarsità, la globalizzazione
della povertà spirituale e materiale e la distruzione delle culture e delle
specie, non sono fallimenti di un sistema basato sulla prosperità. Essi
sono espressioni essenziali di un sistema centralizzato e parassitario, che
nega la logica della pratica del dono del materno.
Le società tradizionali basate sul dono integravano, in molti modi,
la logica del materno nella comunità più ampia. Ora, sistemi
socio-economici basati sulla logica dello scambio, degradano e negano la
pratica del dono mentre s'impossessano dei doni di molte donne e di molti
uomini, attraverso il dominio dei donatori e la distruzione di ció che
rimane delle società tradizionali basate sulla pratica del dono.
Le pratiche di cura sono, tuttavia, necessarie a tutte le società.
Dato che i bambini nascono vulnerabili, verso di loro gli adulti sono
obbligati alla pratica del dono unilaterale. Le donne sono socializzate
verso questa pratica che ha una logica transitiva di per sé. Gli uomini
sono educati al distacco dal comportamento materno ed all'acquisizione di
una logica di competizione e dominazione. La logica del dono, funzionale e
completa di per sé, è alterata e distorta dalla pratica dello scambio che
richiede quantificazioni e misure; è basata sull'antagonismo ed inoltre
istilla il valore del proprio interesse e del competere per dominare. Lo
scambio, specialmente quello monetizzato, il mercato e le economie
capitaliste e coloniali che da loro derivano, sono formate sull'immagine
del valore e della gratificazione maschilista. Proprio per questa ragione
possiamo caratterizzare il capitalismo come patriarcale.
In questa fase del capitalismo patriarcale, le corporazioni si sono
sviluppate come entità non umane scorporate in accordo con i valori del
dominio, dell'accumulo e del controllo e senza una razionalità capace di
mitigare, senza una capacità emozionale che un reale essere umano dovrebbe
presumibilmente avere.
Le corporazioni hanno come principio il mandato di crescere o
morire. Comunque, anche un semplice scambio di mercato s'impone al di sopra
della pratica del dono ad ogni livello, cancellando e occultando il suo
valore e appropriandosi dei suoi doni, rinominandoli come suoi meritati
profitti.
Il lavoro gratuito delle donne è lavoro-dono ed è stato stimato e
conteggiato in oltre il 40% del PIL della maggioranza dei paesi a livello
mondiale. I beni ed i servizi forniti dalle donne alle loro famiglie sono
doni qualitativi che creano le basi materiali e psicologiche della
comunità. Questi doni passano dalla famiglia al mercato, che non potrebbe
sopravvivere senza di essi. Il profitto è una contraffazione e un dono
forzato dato dal lavoratore al capitalista. Infatti, lo stesso mercato
funziona come un parassita sui doni dei molti. Come il capitalismo "evolve"
e si spande, il suo mercato diviene bisognoso di nuovi doni, trasformando
in merci beni liberi che, precedentemente, erano tenuti in comune dalla
collettività o dall'umanità nel suo intero. I metodi distruttivi
dell'appropriazione che nutrono il mercato, creano anche la scarsità
necessaria al parassita basato sullo scambio, utile a mantenere il suo
controllo. Dato che la pratica del dono richiede l'abbondanza, il parassita
puó soltanto tenere l'ospite che svolge la pratica del dono lontano dal
guadagnare potere, creando una scarsità artificiale tramite il monopolio
dei beni.
Il capitalismo patriarcale nordico è cresciuto in modo esponenziale
con l'invasione delle economie del Sud e col prelievo dei loro doni. Nel
passato, interi continenti sono stati espropriati, i loro territori e le
popolazioni sono stati divisi in proprietà privata dei colonizzatori, i
loro doni trasformati in prodotti. Oggi, in una nuova forma di
colonizzazione, il sapere tradizionale degli indigeni e le specie vegetali,
al pari delle umane e animali sono brevettate e privatizzate tanto che, i
doni del pianeta e dell'umanità sono fatti passare ad un nuovo livello
nelle mani e nei profitti di pochi. I meccanismi di sfruttamento sono
spesso convalidati proprio da quelle istituzioni preposte a proteggere la
popolazione.
Le leggi sono fatte per servire il sistema parassitario patriarcale
e la giustizia stessa si struttura sull'immagine dello scambio, il
pagamento per il crimine.
Difensori del capitalismo patriarcale esistono ad ogni livello di
società, dall'accademia alla pubblicità. Il linguaggio stesso che usano è
stato rubato, il comune territorio del loro sentire è stato distorto e
cooptato al servizio di chi perpetra la violenza economica. Questo "libero
commercio" scimmiotta il linguaggio del dono e della libertà, mentre è
soltanto un colpo di mano per un più grande sfruttamento e un maggiore
predominio. Sebbene il commercio onesto sembri migliore di quello
disonesto, non è, comunque, l'alternativa liberatoria che noi auspichiamo.
E' lo scambio stesso e non soltanto lo scambio diseguale che deve
lasciare il posto al dono. La risposta all'ingiustizia dell'appropriazione
dei doni abbondanti dei molti, non è un onesto ritorno in denaro per il
furto ma la creazione di economie e culture basate sul dono dove la vita
non sia trasformata in prodotto.
Sebbene un cambiamento così radicale possa apparire assai
difficile, se noi non cambiamo, possiamo soltanto continuare in rovinosi
tentativi di sopravvivenza e preoccuparci l'uno dell'altro nello
spaventosamente distruttivo e sempre più tossico mondo che conosciamo oggi.
Noi donne abbiamo lavorato per trasformare gli spazi politici e
abbiamo fatto importanti, sebbene fragili e molto contestati progressi
negli ultimi decenni nell'affermare i nostri diritti nella legge, nella
sessualità e nella riproduzione; sfidando i fondamentalismi, opponendoci
alla violenza ed alla guerra, stimolando l'educazione delle donne e le
condizioni sanitarie ed economiche. Queste lotte hanno fatto emergere un
nuovo territorio nonostante siamo rimasti nel paradigma dello scambio. I
nostri successi e i nostri fallimenti ci sfidano e ci spronano a cercare
nuovi orizzonti, riconoscendo che "gli strumenti dei padroni non possono
mai essere usati per smantellare la casa dei padroni". (Audre Lord).
NOI VOGLIAMO UNA SOCIETA' LIBERA DAL MERCATO, NON UN LIBERO MERCATO
NELLA SOCIETA'.
NOI VOGLIAMO:
Un mondo d'abbondanza dove i corpi, i cuori e le menti non siano dipendenti
dal mercato.
Un mondo dove la pratica del dono e i valori di cura siano accettati come i
più importanti, come valori dominanti della società a tutti i livelli.
Un mondo dove le donne e gli uomini abbiano piacere nel prendersi cura dei
bambini e l'uno dell'altro.
Un mondo dove ognuno possa esprimere la sessualità nell'amore per la vita,
dove la spiritualità è considerata un tesoro e la materialità è onorata.
Un mondo dove la fiducia e l'amore siano il liquido amniotico in cui tutti
i nostri bambini imparano a vivere.
Un mondo dove ragazzi e ragazze possano socializzare fin dall'inizio, senza
distinzione di genere, ma come esseri umani nella pratica del dono.
Un mondo dove madre natura posa essere vista come la più gran donatrice di
doni, le sue strade siano capite e tutti i suoi infiniti e diversi regali
siano celebrati da tutti.
Un mondo dove gli umani e tutte le altre specie possano raggiungere il
massimo potenziale nella relazione piuttosto che il potenziale più basso
nel parassitismo e nella competizione.
NOI VOGLIAMO:
Un mondo dove non sia il denaro a definire il valore o la legge della
sopravvivenza.
Un mondo dove tutte le categorie e i processi di parassitismo, di odio, di
razzismo, classismo, discriminazione per età, predominio, xenofobia,
omofobia, siano visti come appartenenti ad un vergognoso passato.
Un mondo dove la guerra sia considerata come espressione non necessaria di
una sindrome patriarcale di dominio e di sottomissione in un ridicolo
rituale di morte sessualizzata che usa strumenti tecnologici fallici,
cannoni e missili di sempre maggiori proporzioni
Un mondo dove le psicosi del patriarcato siano riconosciute, cicatrizzate,
e non convalidate come norma.
Noi saremo capaci di creare il mondo che vogliamo mantenendo intatte tutta
la nostra umanità, il nostro senso dell'umorismo e le nostre speranze.
(NB. Questo documento non è brevettato, registrato e non ha un copyright.
Ognuno puó usarlo. Per cortesia rispettate la sua integrità).
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